L’intervista

Rita Francese, la curatrice: «Sono teneri e dolcissimi, impossibile non amarli»

Rita Francese, salernitana, docente di Informatica all’Università, è la curatrice del libro “Basta, vado a dormire” che raccoglie le testimonianze di alcuni genitori di ragazzi autistici. È madre di...

Rita Francese, salernitana, docente di Informatica all’Università, è la curatrice del libro “Basta, vado a dormire” che raccoglie le testimonianze di alcuni genitori di ragazzi autistici. È madre di due figli: Guglielmo di 18 anni e Oreste di 22 anni.

Come è nata l’idea di questo libro?

«Avevo già raccontato la storia di mio figlio autistico e della vita insieme a lui, nel libro “La Madre di Ettore”. Oreste è un ragazzone alto e bello che come racconto in più parti del libro, in alcuni momenti diventa un distruttore come Hulk. Dopo questo libro mi hanno scritto persone da tutte Italia che hanno lo stesso problema, per un conforto reciproco, per dei consigli. Abbiamo così creato un gruppo segreto su Faceebook. Da quest’esperienza è nata l’idea del libro».

Qual è la finalità di questo racconto?

«Vogliamo far capire come ogni giorno sia difficile: è talvolta una guerra vera e propria, come si evince del resto dalle pagine di questo libro. Ma vogliamo anche far capire quanto i nostri figli siano splendidi nella loro purezza d’animo, per cui ci è impossibile separarcene. Ho pensato che una sola voce non basta, forse ci vuole un coro, è nato così un libro a “cento mani”».

Il racconto dei genitori certe volte è duro, a tratti doloroso.

«È tutto vero quello che è scritto nel libro. Noi soffriamo della mancanza di sensibilità delle persone, con le dovute eccezioni naturalmente, anche se sappiamo benissimo che i nostri figli danno fastidio a scuola o nelle abitazioni dove vivono. Lo Stato è assente, i parenti spariscono. L’autismo è uno stato che dura tutta la vita. Non è una malattia dalla quale alla fine si può anche guarire».

Ci sono momenti belli nel libro, accanto all’ironia di alcuni racconti. Su tutto emerge l’amore di questi genitori per i propri figli...

«Sì, è vero nelle nostre vite si alternano momenti di disperazione a momenti di gioia, in cui siamo ottimisti. E poi non possiamo non amare questi nostri ragazzi che sono molto affettuosi, incapaci di cattiverie, ragazzi dolcissimi e speciali. La condivisione fra di noi familiari è stata molto bella: per alcuni è stata la prima volta che hanno messo per iscritto i loro sentimenti. Oggi ci sentiamo meno soli: siamo molto di più di un gruppo, siamo diventati una squadra».

Lei racconta nella parte finale del libro, di essersi indignata dopo aver visto una trasmissione televisiva.

«Durante una trasmissione del 2 aprile 2015, giornata ella consapevolezza sull’autismo, si è parlato molto dell’importanza di una diagnosi precoce, degli interventi sanitari e riabilitativi tempestivi. Non si è parlato però della nostra quotidianità, di come sia difficile la vita scolastica e di come esistano anche bambini e ragazzi autistici aggressivi, autolesionisti, che ti prendono in ostaggio e ti levano l’anima. Abbiamo cercato di fare chiarezza raccontando le nostre storie».

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