L'INTERVISTA

Renzo Arbore: «I versi di Califano sono di un poeta sincero»

La storia dell’autore paganese de “’O Surdato ’nnamurato” raccontata nel libro sulla canzone napoletana dello showman

Precursore in tv prima e sul web oggi, con la sua Renzo Arbore Channel Tv, il grande showman inventa un nuovo genere, quello delle sue malefatte, come lui le definisce, che compongono un repertorio vastissimo di chicche che magistralmente trasferisce al suo amato pubblico, vecchio e nuovo, nostalgico di una televisione di intrattenimento puro che ha animato gli anni Ottanta e Novanta.

Renzo Arbore, l’ultima sua squisitezza è il programma “Aspettando il vaccino”...
Ho creduto nel web. Ci ho pensato parecchio prima di capire come dovevo fare. Durante la prima quarantena ho inventato un programma che si chiama “50 sorrisi da Napoli” che ha avuto un successo clamoroso. Il nuovo, “Aspettando il vaccino”, ha una doppia lettura. Da un lato condivido l’idea che bisogna vaccinarsi, perché sono figlio di medico e perché ho avuto amici che hanno pagato un prezzo molto forte a causa del Coronavirus; dall’altro, scelgo i video più interessanti, di musica ma anche di umorismo e li inserisco nel mio palinsesto creando una tv arboriana.

A novembre scorso è stato pubblicato il suo libro “Guarda stupisci, viaggio nella canzone umoristica napoletana”. Come nasce l’idea?
Ho da sempre la passione per la musica napoletana e per le grandi canzoni umoristiche. Napoli ha avuto tantissimi cantanti e grandi autori, basti pensare a Murolo. Questo libro nasce dalla voglia di far conoscere ai ragazzi i meccanismi contenuti nelle canzoni umoristiche napoletane: i giochi di parole, i sottotesti, le assonanze, i lazzi: un patrimonio inestimabile.

Tra gli artisti di cui racconta, c’è anche Aniello Califano, che trascorse gli ultimi anni della sua vita a San Lorenzo di Pagani...
Aniello Califano era immediato e sincero, ricco di un’acuta napoletanità. I suoi versi erano colmi di un’originalità espressiva che pochi altri potevano vantare. Basta pensare a “’O surdato ’nnammurato”, “Ninì Tirabusciò” o ancora “’O mare ’e Margellina”. Era un intimo poeta il cui lascito merita di essere custodito e valorizzato.

In una sua biografia parlano della sua rivoluzione gentile nel mondo della tv. Si rispecchia in questa definizione?
In effetti ho inventato una ventina di format. Sembra strano perché tutti mi ricordano come l’Arbore di “Quelli della notte” e “Indietro tutta” ma io ho cominciato con “Speciale per voi”, il primo talk show, molto prima di Vespa e Costanzo. Ho cercato di non cadere mai nel consueto e nel banale.

Far ridere è forse la cosa più difficile. Chi secondo lei oggi riesce nell’intento?
Soprattutto di questi tempi ridere e far ridere, non è per niente scontato. Noi abbiamo avuto dei grandi maestri, da Walter Chiari a Totò a Eduardo. Oggi ci sono degli ottimi umoristi ma i grandi maestri sono pochi. Un mio figlioccio è Frassica con il suo umorismo moderno. E poi ci sono Lillo e Greg che riescono sempre a strapparmi una risata. L’importante è non scadere mai nell’ovvietà.

Cosa vorrebbe vedere nella tv del futuro?
Credo che si debba fare la satira della tv di oggi. Con “Indietro tutta” ho portato in scena la satira della tv degli anni Ottanta. Adesso c’è una tv molto diversa. Manca la presa in giro della tv stessa. Penso spesso a un nuovo programma ma per fare ciò, ci vorrebbe una bella squadra.

Stefania Capobianco