LA STORIA

Razione K e funecielli, ecco i gusti dello Sbarco

L’operazione Avalanche portò pure a una commistione di cibi tra soldati e residenti. Oddati: la mozzarella sostituì la carne

SALERNO - Sono trascorsi 77 anni, era il 9 settembre 1943, da quando i soldati Alleati sbarcarono sulle coste del golfo di Salerno per mettere in atto l’operazione Avalanche che aveva come obiettivo costituire un’importante testa di ponte nel territorio dell’Italia continentale, così da creare un trampolino di lancio per la conquista di Napoli e il suo fondamentale porto, utile per rifornire le truppe alleate impegnate sul fronte italiano contro i tedeschi. Naturalmente oggi ne ricorre l’anniversario ma si può ben dire che la commistione nata quel giorno, durante la Seconda Guerra Mondiale, è ancora presente oggi negli usi e costumi salernitani che furono influenzati dall’arrivo, soprattutto degli americani, ma anche nei cibi che subirono una “variante” significativa da quelli introdotti dai soldati a stelle e strisce: naturalmente lo stesso si può dire all’inverso.

Infatti le truppe americane quando arrivarono sulle coste salernitane «utilizzavano la Razione K che era quella che portavano nello zaino e che ha una correlazione importante con il salernitano visto che fu Ancel Keys, divenuto poi famoso per i suoi studi sugli effetti della deprivazione alimentare e sugli effetti fisiologici derivanti da particolari regimi alimentari come la Dieta Mediterranea, ne fu l’ideatore. Si trattava di una razione da utilizzarsi per brevi periodi da parte di unità mobili ed era suddivisa in tre moduli separati per colazione, pranzo e cena. Inoltre gli americani si portarono addirittura le taniche con l’acqua che tra l’altro era molto clorata e quasi imbevibile», spiega Nicola Oddati presidente del Museo dello Sbarco e Salerno Capitale. Allo stesso tempo però gli americani si adeguarono subito ai “gusti” salernitani perché cercavano soprattutto carne «ma in quel periodo di carestia era davvero difficile trovarla - aggiunge Oddati - anche perché i tedeschi prima avevano fatto razzia di tutti gli animali così come minuziosamente viene raccontato in alcuni scritti dal sacerdote Carucci. E allora come riporta “Il Corriere di Salerno” dell’epoca, giornale confezionato dagli americani, visto che al razionamento non arrivava la carne fu chiesto all’ufficio alimentazione del motivo, la risposta fu che c’era la mozzarella che sostituiva la carne.

Ma il problema che non si trovava né la mozzarella né la carne». Insomma una commistione di “gusti” da una parte e dall’altra visto che «a Salerno subito dopo lo sbarco erano stati installati moltissimi depositi “alleati” in zona Litoranea dove venivano a riposarsi i soldati americani dopo la battaglia. E qui ci lavoravano molti salernitani e quindi proprio in questi depositi avveniva lo scambio culinario tra due mondi completamente distanti». Non solo perché lo scambiarsi gusti che erano stati fino a quel momento estranei alla quotidianità di entrambi le parti avveniva anche attraverso azioni “illecite”: «Orazio Boccia, in un suo libro, - racconta Oddati - spiega che portava la colazione agli americani. Lui e i suoi amici “rubavano” le uova e la pancetta, il classico bacon americano, per poi rivenderla ai soldati in maniera che loro si potessero sentire come a casa loro facendo una colazione a stelle e strisce e allo stesso tempo, Orazio e i suoi amici, ricavavano qualche soldino da poter investire in alimenti che potessero calmare il brontolare di stomaci sempre affamati». Tra i prodotti alimentari più apprezzati dagli Alleati c’era anche la pasta e in particolare i cosiddetti “funecielli”: «Una specie di bucatini fatti a mano, - svela Oddati - che si presentano arrotolati e che venivano così chiamati perché sembravano una fune». Insomma attraverso il cibo si rese ancora più solido il connubio tra Alleati e residenti che come un “sol uomo” riuscirono a espellere l’invasore tedesco.