Ravello e quei magici giardini che stregarono il Maestro

La visita a Villa Rufolo illuminò il compositore nell’orchestrazione del suo Parsifal Nell’aprile del 1879 soggiornò nella Divina insieme alla moglie Cosima e al figlio

di VITO PINTO

Nel giorno di festa del 25 aprile 1879, Cosima Wagner (figlia del Maestro Franz Liszt) nel suo diario annota: «Quando torno a casa verso mezzogiorno, Richard mi accoglie con la notizia che il Parsifal è finito». Da tempo Richard Wagner lavorava a quest'opera mistica, ultima per produzione, che diventerà, per certi aspetti, il suo testamento, la conclusione di un tormentato cammino intimo.

All'opera, però, mancava l'orchestrazione, che doveva essere perfetta perché fosse piena di quel misticismo e malia che coinvolgono l'anima e la mente. Fu, pertanto, necessaria una pausa di riflessione in luoghi di suggestioni come quelli del sud Italia. Così Wagner giunge a Napoli con la moglie Cosima e il figlio Siegfried, prendendo dimora a Villa Anfri a Posillipo. Da qui la famigliola parte per Amalfi, nell'800 luogo dell'immaginario per tanti artisti europei. I tre prendono alloggio all'Hotel des Capucins, dal quale si gode una vista splendida della città costiera.

L'attrazione del sito e le suggestioni di Villa Rufolo "impongono" al compositore una visita a Ravello, "bella al di là di ogni descrizione": qui Giovanni Boccaccio aveva ambientato una delle novelle del suo Decamerone. Al paese Wagner sale a dorso di mulo, con la moglie Cosima e il pittore Paul von Joukowsky, fedele amico, al quale il maestro chiede di stendere degli schizzi del giardino e di Villa Rufolo. Questa era stata appena risistemata da Sir Francis Nevile Reid, proprietario dal 1851, sotto la direzione del Comm. Michele Ruggiero, in seguito direttore degli scavi di Pompei.

Custode della Villa era Luigi Cicalese, che le cronache tramandano come uomo simpaticissimo, dalla fluente barba e dal sorriso sempre fresco sul volto, che trascorreva le sue giornate nella cura paziente del verde e degli angoli fioriti di quella dimora. Cicalese accolse i Wagner con gentilezza; Cosima annota: "caffè dall'amministratore del Sig. Reid, la cui moglie, una svizzera, ci ricorda Vreneli, ed è molto piacevole nella sua serietà"; quindi visita accompagnata della villa. Un viale a verde e pochi gradini permettono l'accesso ad una piazzola ricca di aiuole ed alberi annosi. Poco più avanti lo sguardo d'improvviso si affaccia su un infinito eterno che affatica il fiato, "tutte vedute che bisogna ammirare e tacere, anziché provarsi a farne la descrizione", scriveva Ferdinand Gregorovius.

E' un tripudio di suoni e cromie della natura, di luci ed ombre dimidiate che immergono il visitatore in una pace profonda, trasportandolo in "magici giardini" dove, dalle corolle dei fiori, escono ragazze ammaliatrici. L'immaginifico scenario, affacciato a contrasto d'azzurro del mare etrusco, allora come oggi colpisce il visitatore, facendolo cadere in atti d'amore che diventano "peccato": permane il bacio ammaliatore di Kundry. Wagner non sfugge alla suggestione: per tutta la vita il maestro aveva sognato il bene, il giusto, l'amore, l'uguaglianza, senza mai raggiungerli. Annota Cosima: "Riprende i colori dai vecchi barattoli e li stempera nella sublime lentezza di una meditazione intima". In quelle magie ritornano il Rienzi, il Lohengrin, i Maestri Cantori di Norimberga, l'Olandese Volante come un'eco mirabile di cose già udite, di sensazioni ed emozioni già vissute.

Alla fine del mese di maggio 1880 Wagner scrive al suo amico Re Ludwig II di Baviera: "…ci siamo recati in questi giorni ad Amalfi sul Golfo di Salerno, forse il punto più bello d'Italia. Di là visitammo Ravello, una cittadina adesso piena di ruderi, situata in montagna, ma che ha conservato reliquie di costruzioni magnifiche del tempo dell'occupazione degli Arabi. Qui abbiamo trovato motivi splendidi per il Klingsor Zaubergarten, i quali subito furono abbozzati per la rappresentazione del secondo atto del "Parsifal"".

Lo stesso giorno, fermandosi alla locanda Palumbo per consumare una colazione, pieno di gioia, nell'albo dei turisti, annota: "Il magico giardino di Klingsor è trovato. - 26 maggio 1880". Così, in questa cittadina costiera affacciata sul mare dei miti e dei fasti di una civile, religiosa e marinara Repubblica l'opera lirica è compiuta, il lungo cammino di Richard Wagner verso la redenzione è giunto al traguardo.

Subito dopo Villa Rufolo, "cavalcata via Santa Chiara al piccolo padiglione (il panorama da Santa Chiara per me il più bello). Fermata con cantata di Peppino. Discesa contemplativa e bella serata sulla terrazza con conversazioni sulle stelle che brillano sopra di noi, e la luna, che, come si afferma, ci guarda "con le guance gonfie e la faccia istupidita"".

Il giorno dopo, 27 maggio, è la festa del Corpus Domini e ad Amalfi si celebra la solenne processione con l'Ostensorio con ricco corredo di clero, congreghe e cittadini osannanti. La protestante Cosima Wagner annota nel diario: "Molto rumore e chiasso, confusione cannibalica da fare inorridire colui che nutre sentimenti umani e religiosi. Siegfried pieno di brama per la festa… Gita in due barche alla grotta davvero magnifica, così come il ritorno alla bella Vietri, e poi il viaggio in ferrovia… Napoli esercita all'arrivo tutto il suo potentissimo, imperioso fascino. A sera, come per festeggiare il nostro ritorno, il Vesuvio sprizza scintille in continuazione, tanto che si pensa a una prossima eruzione".

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