oggi presentazione alla feltrinelli

“Racconti”, storie di nonsolocalcio nel libro di Sergio Mari

Dopo “Quando la palla usciva fuori” e “L’odore del borotalco”, ecco una raccolta di racconti che tiene sempre la barra dritta verso il mondo del pallone. Si tiene oggi, alle18, alla Feltrinelli di...

Dopo “Quando la palla usciva fuori” e “L’odore del borotalco”, ecco una raccolta di racconti che tiene sempre la barra dritta verso il mondo del pallone.

Si tiene oggi, alle18, alla Feltrinelli di Salerno, la presentazione del nuovo libro di Sergio Mari, “Racconti” (pubblicato da Gutenberg Edizioni). Interverranno Nicola Provenza (allenatore di calcio professionista e gastroenterologo) e Sabrina Prisco (organizzatrice di eventi). Le gioie, le soddisfazioni dello sportivo, i dolori alla fine della carriera. Ma non solo. Sergio Mari è stato un calciatore professionista con quindici anni di carriera. Poi la rivoluzione. Diventa responsabile della MB47, galleria d’arte contemporanea. Nel 2004 intraprende gli studi di teatro, frequentando i laboratori di teatro fisico del Living Theatre condotti da Gary Brackett, quelli sulla voce e sul corpo dell’argentina Naira Gonzales, sul metodo Strasberg con Joseph Ragno dell’Actor’s studio di New York, quellli organizzati della Sud Costa Occidentale di Emma Dante e quello su Cechov ideato da Renato Carpentieri. Mari è riuscito a intrecciare le sue diverse passioni, facendone una pluralità di mestieri.

E infatti “Racconti” non è solo un libro sulle memorie calcistiche, ma sul senso del molteplice. E poi c’è tanta musica. «La musica, i dischi, il vinile, la radio a modulazione di frequenza, i concerti sognati e poi visti dal vivo» racconta Mari. Emergono le storie di due giovani estasiati dinanzi ai Genesis, Peter Gabriel, Pink Floyd, Mina. Storie che simboleggiano l’età dell’adolescenza. «Io non ricordo – scrive l’autore – cosa contava di più per noi. Se il primo passo di Armstrong sulla luna o la bomba scoppiata in banca a Milano, “Let it be” o il 4 a 3 di Rivera contro la Germania; so solo però che a contare veramente per noi era Teo». Dal primo racconto, si svela chi fosse l’altro ragazzino amante della musica, quell’amico Teo che non c’è più. Mari colora i suoi “brandelli di vita”. Attraverso la forma del racconto, scopre la bellezza del passato come spunto per ulteriori inizi. «Quando in punta di piedi ho dato le spalle al pallone – dice Mari – il futuro che mi era ancora davanti mi prometteva altre stelle, una luna splendida e un mare dove nuotare tutti i giorni. Decisi quindi di riporre tutto in un armadio. Quanto di più sbagliato. Eccoli qui. Sono la mia gioielleria questi racconti-ricordi. Brevi, leggeri, delicati, come dei pavesini che si sciolgono in bocca, lasciando riassaporare il gusto buono di un pallone ormai lontano».

Davide Speranza

©RIPRODUZIONE RISERVATA