Quelle verità firmate da Simona Vinci

La vincitrice del premio Campiello protagonista al punto Enel di Torrione

«Poi la serratura, improvvisamente docile, si sbloccò nella sua mano con un gemito e la porta si aprì». Questo l’incipit del libro vincitore del Premio Campiello 2016 dal titolo “La prima verità” di Simona Vinci alla sua terza finale. Un incontro, quello avvenuto ieri sera al Punto Enel e moderato dalla scrittrice Carmen Pellegrino, finalista della passata edizione al premio Campiello, volto principalmente a puntare i riflettori sull’importanza che la cultura detiene nella società odierna. «La nostra missione – ha affermato Bruno Giordano, componente del comitato Premio Campiello - è quella di diffondere la cultura anche attraverso incontri di questo tipo». “La prima verità”, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia della letteratura contemporanea, allude a una verità di valore assoluto e attraverso le vicende del libro, che si svolgono in luoghi e tempi diversi, e delle vite dei personaggi che via via si presentano al lettore. Simona Vinci torna al romanzo dopo molti anni, e vi torna con una felicità e una libertà mai raggiunte prima. «Questo – racconta l’autrice – è stato forse il romanzo più difficile da scrivere, frutto di otto anni di duro lavoro» e aggiunge: «Se dovessi definirlo con tre aggettivi sarebbero: ambizioso, esagerato e poetico». Un libro che parla di pazzia, mescolando la storia di un manicomio-lager in terra greca a vicende che suonano personali. «Ho voluto provare a scrivere qualcosa di diverso – continua Vinci – qualcosa che contenesse i generi letterari che mi hanno influenzato. Così ho costruito una storia-mondo, che contiene dolore e speranza. L’io narrante che apre e chiude il romanzo riesce a tendere una mano verso chi legge e portarlo dentro queste vicende a farsi raccontare storie che hanno a che fare con mondi anche difficili da ascoltare». E infatti il tema follia-normalità riguarda un po’ tutti, «capita a molti – prosegue la scrittrice – di avere dei periodi di depressione che diventano qualcosa di peggio perché non ascoltati, perché spesso chi ha dei disagi psicologici non ha il coraggio di ammetterlo, di mostrarsi e chiedere aiuto». Inoltre, il romanzo parla di che cosa il potere può fare alle persone che non sono desiderate, di come mette al palo e nasconde qualcuno. Il premio Campiello ha la prerogativa di portare sulla scena della letteratura italiana giovani talenti e dar loro una possibilità di avvicinarsi a questo mondo. «Quello che contraddistingue questo premio – riprende Giordano – è la modalità con cui viene assegnato. Abbiamo una giuria tecnica, composta da dieci letterati che scelgono cinque titoli, dopodiché i libri scelti vengono valutati da una giuria popolare composta da trecento lettori anonimi sparsi su tutto il territorio nazionale. La particolarità è che si può far parte di questa giuria una sola volta nella vita». (m. i.)

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