Quell’amore per la musica jazz e l’arte

Al The Space e S. Demetrio di Salerno “La La land” film plurinominato agli Oscar

SALERNO. Attesissimo, è arrivato sugli schermi La La Land, il film che ha entusiasmato Venezia, plurinominato agli Oscar, quattordici candidature, già vincitore di sette Golden Globe e del premio del pubblico al Toronto Film Festival. Solo all’apparenza retrò, è un musical che inneggia al talento e all’amore, una sfida alla rimozione della memoria, che inverte il segno immobile della nostalgia in quello dinamico del perseguimento di un ideale.

Passione, è questo La La land: per il racconto classico, corposo, e per il jazz, non a caso lo sceneggiatore (e regista) Damien Chazelle, è lo stesso di Whiplash, ancora una storia sull'intramontabilità del jazz, sul genio artistico e sulla fatica. Amore per la musica e l'arte, il film è una storia che parla di talento e il sacrificio per coltivarlo: sono due artisti che sbarcano il lunario a Los Angeles, alla ricerca dell'affermazione professionale, si amano, si incoraggiano, si allontanano senza venir meno ai loro ideali.

Quello di Ryan Gosling, il protagonista, è di mantenere in vita la sua passione, sfidando ogni ostacolo. Ed è questo amore per il jazz, ormai relegato nel ghetto chic della musica impegnata, l'aspetto più accattivante del film, la sfida che inverte il segno della nostalgia: dalla immobilità a forte vitalità. Insomma si direbbe un film che gioca sulle accensioni più che sugli spegnimenti delle emozioni, cosa molto rara quando è in scena un film che, pur rientrando nei canoni del mainstream, è indiscutibilmente d'autore.

A Salerno La La land è in programmazione al The Space e al San Demetrio. Se è vero il vecchio adagio per cui andare al cinema è un rito paragonabile all'andata al tempio: rito collettivo, condivisione di esperienza ed emozioni, la scelta è come il tema del film: tra fierezza della nostalgia, della tradizione e stordimento della modernità.

Il San Demetrio garantisce la dimensione immortale del rito del cinema che fa sognare: una sala dalla forte caratterizzazione cittadina, che si identifica con il suo fondatore (esercente fiero e di grande esperienza) e che ha raccolto il glorioso testimone delle sale storiche del centro: Capital e Metropol, tristemente vittime di complicati intrighi, che tra gli anni '90 e 2000 trasformarono la destinazione d'uso dei locali decretandone la loro fine.

Il The Space, invece, multisala in continuo riassetto proprietario, non contempla identità. Amplifica, moltiplicando il numero dei partecipanti, il rito dell'andata al tempio, e garantisce la spettacolarità per la grandezza degli schermi e l'avanguardia degli effetti sonori. Ma perde in emozione, per lo spiazzamento identitario tipico del multisala periferico. A ognuno il suo tempio, l'importante è il sogno. Buona visione.

Annalisa Vecchio

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