Pochi autori del Sud nei testi dei licei Un libro apre il caso

Ignorati Alfonso Gatto e i lucani Scotellaro e Sinisgalli L’opera propone una rivoluzione culturale a scuola

di ANTONIO CORBISIERO

È in uscita a giorni in libreria “Faremo un giorno una Carta poetica del Sud” - volume secondo (pagine 150, Digital Grafic-Avellino, 10euro) a cura di Alessandro Di Napoli, Giuseppe Iuliano, Alfonso Nannariello, Paolo Saggese, Raffaele Stella. Dall’ottobre del 2010, il Centro di documentazione sulla poesia del Sud, guidato dal critico irpino, poeta e docente Paolo Saggese, ha intrapreso una battaglia di civiltà, che consiste nella richiesta di revisione delle “Indicazioni nazionali” per i licei che accompagnano il riordino dei licei italiani, e che, a proposito della letteratura del Novecento, citano come imprescindibili 17 autori nessuno dei quali è nato a sud di Roma, e tra i quali è presente una sola donna, Elsa Morante.

Questa testimonianza ha prodotto un dibattito nazionale, documentato da numerosi interventi giornalistici e parlamentari (sei interrogazioni parlamentari in aula o nella VII Commissione cultura, scienza, istruzione della Camera), da una risoluzione, approvata all’unanimità il 24 febbraio 2015 nella VII Commissione della Camera, che impone al Governo una revisione delle stesse “Indicazioni”.

Inoltre, quattro Regioni (Campania, Calabria, Basilicata, Molise) hanno rilanciato la richiesta di modifica del documento ministeriale. La Regione Campania ha approvato un ordine del giorno sulla questione ben due volte, la prima il 16 maggio 2012, la seconda il 30 ottobre 2015, sempre su proposta dell’onorevole Rosetta D’Amelio. Lo stesso ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, sia pubblicamente sia ad alcuni componenti del Centro sulla poesia del Sud, in un incontro avuto al Ministero l’11 luglio 2014, ha confermato la sua volontà a modificare l’elenco. E tuttavia, sino ad ora, appunto a distanza di sei anni, nulla è cambiato.

Nel volume si racconta diffusamente di questa battaglia di civiltà nel periodo che va dal 2012 al 2016. Il libro, pertanto, deve essere letto insieme al primo tomo, dallo stesso titolo, che racconta il biennio precedente e raccoglie interventi critici e documenti politici contro quella, definita una “damnatio memoriae” della poesia del Sud. «È inspiegabile e preoccupante– dice il giornalista del Corriere della sera, Paolo Di Stefano che ha curato la prefazione del volume – che il ministero dell’Istruzione, nel tracciare le linee dell’insegnamento letterario nelle scuole, ovvero gli “obiettivi specifici di apprendimento” per i licei, abbia dimenticato il Sud. Non sottovalutato: del tutto ignorato. Tra i diciassette nomi di scrittori e poeti presenti nel famoso e ormai famigerato documento delle cosiddette “Indicazioni nazionali” redatte nel 2010, non compare nessun autore nato sotto Roma». Sono passati circa cinque anni da quando quel decreto vide la luce, si sono succeduti (con i governi) gli appelli e le perorazioni, ma nulla è accaduto per correre ai ripari e ovviare a quello che fu definito senza ironia un “complotto culturale nordista”.

Con il rischio serio che la geografia letteraria così vergognosamente mutilata proposta alla scuola diventi in qualche modo definitiva. In effetti è paradossale che, reso il dovuto omaggio (e ci mancherebbe pure questo!) a Verga e Pirandello, il XX secolo della narrativa non contempli altri autori meridionali. E se si può capire che la triade poetica con cui cominciare debba essere quella tradizionale, Ungaretti - Montale - Saba, non è accettabile che vengano ignorati a cuor leggero, sempre restando alla poesia, i romani Vincenzo Cardarelli e Sandro Penna, il siciliano Salvatore Quasimodo, i lucani Rocco Scotellaro e Leonardo Sinisgalli, il salernitano Alfonso Gatto. «Se nell’insegnamento della letteratura non si può prescindere da Calvino e Primo Levi – prosegue il giornalista Di Stefano – non si capisce perché mai si debbano considerare secondari Carlo Levi, Tomasi di Lampedusa, Domenico Rea, Sciascia e Bufalino. Per non dire di Brancati. Il sospetto è che davvero il Sud sia in fase di rimozione, oltre che dalla politica, anche dalla cultura italiana, e che l’egemonia nordista rischi di imporsi persino nelle scuole. Nei beati anni del governo Berlusconi-Lega, quando il ministero dell’Istruzione era in mano a Mariastella Gelmini, una lacuna del genere poteva anche essere ritenuta come una delle tante forme di discriminazione contro l’odiata Terronia». E oggi? In attesa che venga avviato il “Piano Marshall” per il Sud (o il “Masterplan” per il Meridione) annunciato da Renzi, è arrivato il momento di mettere una pezza in quell’orribile documento che dovrebbe valere non solo per le scuole della Brianza e dintorni.

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