Plasmando lo scafo del mito

Pontecagnano, domani il Museo Archeologico riapre con la mostra di Mautone

di PAOLO ROMANO

Con le sue architetture di vetro e acciaio e le grandi sale luminose figura tra le strutture museali italiane ospitate in una sede pensata ad hoc per i materiali esposti. È il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano che domani alle 17.30 riaprirà al pubblico dopo la recente chiusura per lavori di manutenzione. Per l’occasione la Soprintendenza Archeologia della Campania e quella delle Belle Arti e del Paesaggio di Salerno, proporranno la mostra ceramica “Plasmando il tempo”, dell’artista Alessandro Mautone.

Il Museo intitolato agli “Etruschi di Frontiera” raccoglie i reperti del centro villanoviano ed etrusco-campano di Pontecagnano, un patrimonio inestimabile, il cui nucleo più consistente è rappresentato dai materiali ritrovati in oltre 9000 sepolture scavate nel territorio a sud di Salerno negli ultimi cinquant’anni. Persino i lavori dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria hanno restituito tesori del nostro passato. Dall’antico al contemporaneo, prosegue così il progetto “Contemporaneamente Museo”; una mostra che ora accosta ai reperti le opere d'arte di Mautone. Nella sua vasta produzione l’artista ha attinto spesso ai temi ed alle suggestioni dell'antico.

«Il nucleo centrale della mostra - spiega Adele Campanelli, Soprintendente Archeologico - è la rappresentazione della nave dell’eroe Giasone, approdato alle foci del Sele a capo della spedizione degli Argonauti. La nave costituisce la sintesi del mondo poetico di Mautone: in essa prevalgono forme emerse dalla memoria, che rimandano ai traffici che si svolsero su quel mar Mediterraneo che ebbe in antico una centralità simbolica e fu via di passaggio di tradizioni e linguaggi che lo rendono quasi un asse immaginario intorno al quale ruotano passato e futuro». La centralità dello scafo del mito è sottolineata anche dalla curatrice della mostra, Maria Giovanna Sessa: «la vigorosa architettura della nave degli Argonauti, che evoca ironicamente la mitica fondazione del Santuario di Hera Argiva, è collocata in mostra, su di una teca trasparente che contiene le medesime icone in terracotta presenti nella panca del Diocesano, elementi fondanti dell'alfabeto visivo dell'artista e sintesi della sua concezione di tempo». Ed è proprio quest’ultimo uno dei temi figurativi di fascinazione per l'artista: «Gran parte del mio lavoro - spiega Mautone - è rivolto all’indietro per indagare la dimensione del tempo. Voglio fare esperienza di un tempo diverso, da contrapporre al tempo contratto dei nostri giorni».

Nato a Napoli nel 1950, e vissuto a lungo in Costiera Amalfitana Alessandro Mautone è ora attivo a Cava de’ Tirreni ove ha la sua casa-laboratorio. La mostra è organizzata in sinergia con la Facoltà di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno: «I vasi in argilla cotta di Alessandro Mautone - scrive il direttore della Facoltà, Mauro Menichetti, nel catalogo edito da Giannini - dialogano nel Museo di Pontecagnano con le straordinarie testimonianze provenienti da quella che ora può essere considerata una delle principali e più antiche città della civiltà etrusca».

Un dialogo che trova eco anche nell'installazione, composta da otto vasi-oracolo, rievocante la fondazione del Santuario di Hera Argiva, evento centrale della storia arcaica del territorio e premessa dell’edificazione di Paestum. Dai millenni perduti nel passato ad oggi, la parola estetica è affidata allo stesso supporto dell'arte fatta di terra, come mette in risalto Rosa Carafa, funzionaria della Soprintendenza alle Belle Arti. «Una produzione - quella di Mautone - in cui prevale l'esigenza di disfare e ricreare un mondo fantastico sottilmente plasmabile ed immaginifico».

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