Piatti tipici nelle aree archeologiche

Dopo Pompei, il progetto potrebbe estendersi a Paestum. C’è il sì del ministro

Il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo Dario Franceschini ritorna in Campania per la seconda volta in pochi giorni. Dopo la visita alla Tomba del tuffatore, durante la Borsa archeologica del turismo a Paestum, ieri era a Pompei con il direttore generale del Grande Progetto Pompei, Luigi Curatoli, il soprintendente di Pompei Massimo Osanna, il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Tra gli altri Alfonso Andria, che sta dando un grande contributo alla valorizzazione del sito di Paestum.

Una giornata calda e luminosa nel Quadriportico dei teatri, all’interno dell’area archeologica, tra i tanti cappellini i gialli della Coldiretti che ha celebrato “Le origini del gusto- Pompei Eatstory”, un progetto realizzato all’interno degli scavi per riscoprire il menu degli antichi romani. Un itinerario tra domus e botteghe alla scoperta dei prodotti utilizzati dai romani: cosa e come mangiavano. «La ricchezza e la varietà della produzione agricola italiana – dice il ministro Franceschini – viene valorizzata in un luogo straordinario come gli scavi di Pompei dove gli stessi resti archeologici restituiscono la storia millenaria della nostra tradizione alimentare. Un forte connubio tra storia, cultura e agricoltura che solo il nostro Paese è in grado di dare». “Eatstory” è il progetto che, per tutte le festività di Natale e fine anno, punta a fare rivivere ai visitatori degli scavi atmosfere e sensazioni del passato con la degustazione di pietanze o l’acquisto di prodotti preparati secondo le tecniche di allora. E non mancano le curiosità: da uno studio della Coldiretti emerge che tra i piatti tipici dell’antica Pompei c’era il garum, una salamoia di pesce lasciato fermentare al sole e conservata sotto sale e, tra le bevande economiche, la più diffusa era la pòsca, costituita da aceto diluito in acqua mentre i panettieri sfornavano almeno dieci tipi di pane nei 35 forni censiti nella città. «Coniugare la cultura del cibo con le visite nelle aree archeologiche è una formula da portare presto anche a Paestum e Velia», afferma Franceschini. Coldiretti è pronta ad operare anche in provincia di Salerno realizzando un percorso nei due siti dell’Unesco del Cilento tra i templi e tra i resti dell’antica scuola eleatica. Mangiare tra i templi diventerà un must e i resti archeologici restituiranno la nostra antica tradizione alimentare.

Ma lo sforzo del governo Renzi e del dicastero di Franceschini, di investire nella cultura, potrà arrestare l’emorragia di fughe di cervelli, di giovani che ogni anno lasciano il proprio paese? «Con la cultura si mangia – continua Franceschini – il nostro sforzo è quello di creare posti di lavoro e aumentare i visitatori in un’area, la Campania, che vanta il maggior numero di siti storici e archeologici». I dati statistici confermano un trend in salita. «Il 2015 – dice Franceschini – è stato l’anno d’oro dei musei italiani. Circa 43 milioni di persone hanno visitato i luoghi della cultura statali generando incassi per circa 155 milioni di euro che torneranno interamente ai musei attraverso un sistema premiale che favorisce le migliori gestioni e garantisce le piccole realtà».

Antonio Corbisiero

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