L'INIZIATIVA

Pertosa, al museo Sparch si torna all’Età del Bronzo

Saranno mostrate le pratiche della lavorazione dell’argilla e della colorazione del corpo

Tornare per qualche ora all’Età del Bronzo e capire, toccandolo con mano, come si svolgeva la vita millenni fa. Sarà possibile domenica prossima, dalle ore 10 alle ore 18, grazie all’iniziativa “Back to the Bronze Age”, in programma tra l’area antistante le Grotte di Pertosa Auletta ed il Museo Speleo-Archeologico Mida 01 (Sparch) sito a Pertosa. A coordinarla due archeologhe: Filomena Papaleo e Delia Carloni, le quali si travestiranno da donne dell’Età del Bronzo e mostreranno attività pratiche come la lavorazione dell’argilla, la colorazione del corpo e dei tessuti con pigmenti naturali, la macinazione dei cereali e l’utilizzo degli attrezzi tipici di quel periodo.

«Collaboriamo con il Museo Mida dallo scorso anno e in estate abbiamo fatto un primo esperimento in tal senso, ispirate da altri musei celebri italiani che hanno fatto dell’interattività un modus operandi. Mostrando e facendo vivere alcune attività, il museo si trasforma improvvisamente in una macchina del tempo, che rende palese quali fossero le condizioni in quel momento, puntando sull’immedesimazione », spiega Papaleo.

La giornata si suddividerà in due momenti: dalle ore 10 alle ore 12 le dimostrazioni pratiche si svolgeranno nello spazio antistante l’ingresso delle Grotte, mentre dalle ore 13 alle ore 17 ci si sposterà a Pertosa per le visite guidate interattive al Museo Speleo- Archeologico. «A pochi minuti dalle Grotte, questo Museo soffre un po’ della posizione ma merita grande attenzione. D’altronde si tratta di un’esposizione rinnovata tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017», aggiunge l’archeologa. Una struttura in cui c’è una interessante riproduzione a grandezza naturale di una parte della palafitta dell’Età del Bronzo, che fu ritrovata nelle Grotte di Pertosa Auletta quando furono individuate. Realizzata seguendo i disegni lasciati proprio dall’archeologo Giovanni Patroni, che le scoprì nel 1898, oggi rappresentano un’esperienza emozionante. Costruito all’incirca 3500 anni fa in legno di quercia, quel villaggio sull’acqua è andato perduto del tutto dopo la costruzione della diga vicina, al cui interno – però – sono stati ritrovati alcuni dei pali portanti della costruzione.

Lo Sparch è ricco di oggetti ed attrezzi, in parte ricostruiti, tra cui un importante deposito votivo. Ma molti dei materiali recuperati all’epoca della scoperta delle Grotte, però, sono stati donati ai Musei Archeologici di Salerno e Napoli, nonché al Museo Nazionale Preistorico Luigi Pigorini di Roma. È per questo che, tra le altre cose, vi è un tavolo touch pad per visionare i reperti che sono fisicamente negli altri musei. Particolarmente frequentato nei mesi che vanno da marzo a giugno, è bene prenotare per poter visitare lo Sparch.