«Pertini ha ricucito la frattura tra le Istituzioni ed il popolo»

Tito Lucrezio Rizzo ha raccontato i “fatti pubblici” di quattro inquilini del Colle «Aneddoti sulla mia esperienza al Quirinale. I segreti? Li porterò nella tomba»

SALERNO. Ha vissuto al fianco di ben 4 presidenti della Repubblica. E conosce tutti i misteri e i segreti del Quirinale. Ma Tito Lucrezio Rizzo, consigliere della Presidenza della Repubblica e docente universitario, ha voluto svelare solo i “fatti” noti.

«I segreti li porterò nella tomba», ha evidenziato alla presentazione del suo libro “Parla il Capo dello Stato”, che è stato presentato ieri pomeriggio, nella Sala del Gonfalone di Palazzo di città. All’evento, organizzato dall’Anpi, con il patrocinio del Comune, hanno preso parte, oltre all’autore, il senatore Luigi Marino, il dirigente dell’»rchivio storico Lucia Napoli e il docente universitario di Storia contemporanea, Giuseppe D’Angelo. “La mia carriera al Quirinale - ha spiegato Rizzo - è cominciata nel 1980. Fui scelto da Sandro Pertini, che non voleva gente di partito. E allora selezionò tra oltre 700 funzionari, e io diventai il vice capo di segreteria». Da allora Rizzo è stato l’uomo “ombra” dei presidenti, scrivendo i loro discorsi e diventando, in un certo senso, il loro braccio destro.

«Nel libro ci sono aneddoti particolari - ha sottolineato - ma tutti riscontrabili, da chiunque voglia farlo, negli archivi o consultando giornali e riviste». Insomma nessuna novità anche se, come ha evidenziato Rizzo «non c’è nulla di più sconosciuto di ciò che è accessibile. Da Pertini in poi - ha aggiunto - avrei potuto svelare episodi ai più ignoti. Ma non ho ritenuto corretto rendere pubblici accadimenti di vita privata». A detta di Rizzo, prima della presidenza Pertini, il capo dello Stato era quasi un corpo estraneo dal contesto della nazione. «Con Pertini è cambiato tutto - ha svelato –-soprattutto perché il presidente si è reso conto del pericolo di scollamento tra società e Parlamento. E senza il suo intervento la frattura tra rappresentati e rappresentanti sarebbe stata insanabile».

E, probabilmente, anche questo episodio ha spinto Rizzo a rendere di dominio pubblico fatti noti ma non “pubblicizzati”. «Ho cercato di avvicinare il più possibile alle istituzioni – ha spiegato - i giovani ed i meno giovani, ricostruendo i travagli, le tensioni ideali, i momenti difficili e quelli felici di un’Italia filtrata, nell’arco di oltre 60 anni, tramite l’esperienza pubblica degli inquilini del “Colle” per eccellenza». E che sia un libro atipico l’ha rimarcato D’Angelo. «Dà l’impressione - ha chiarito - di esser stato scritto su una istituzione che non ha alcun legame con la società civile. E il modo di raccontare i personaggi è fatto in maniera completamente diversa dal solito».

Gaetano de Stefano

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