Peppe Lanzetta «Racconto i ragazzi ma non li giudico»

Con Federico Salvatore, l’attore è protagonista di “Pascià” «Salerno generosa con me, la porto da sempre nel cuore»

SALERNO. “Una sceneggiata post moderna”: è così che Federico Salvatore definisce “Pascià, ’a nuttata ancora ha dda passà” di cui esegue anche le musiche. «Ci sono il noir, e anche gli elementi della commedia, ma Pascià è anche un musical a tutto tondo che racchiude questa mia seconda vita da attore». Il mattatore napoletano, stasera alle 21 e domani alle 19,30, sale sul palco del Teatro Delle Arti insieme all’autore della commedia, l’attore Peppe Lanzetta. Lo spettacolo racconta la storia di Pascià, un uomo che ha vissuto le quattro giornate di Napoli, un’esperienza che l’ha segnato. Racconta a tutti le sue gesta e quelle dei suoi compagni, creando spesso disattenzione e ilarità in chi lo sopporta a stento. Ormai Napoli è cambiata, forse a nessuno importa più delle quattro giornate: la città e il mondo hanno altre amare giornate con cui fare i conti.

Lanzetta, “La nottata” di Eduardo deve ancora passare, come recita il titolo del suo spettacolo?

«I ragazzi delle quattro giornate non ci sono più. Quelli che restano si incontrano con quelli di oggi che racconto e su cui poso lo sguardo con amore, crudo iperealismo ma senza giudizio. Ma io sono figlio di Lennon, di “Imagine” e per la prima volta mi sono aperto a delle collaborazioni con autori e attori più giovani che hanno cucito i fogli che ho buttato giù».

Sul palco si incontrano tre generazioni: cosa ne viene fuori, stilisticamente parlando?

«Un racconto impietoso che non cede alle mode letterarie né alle avanguardie contemporanee che contengono un margine di bluff troppo ampio. Qui c’è coraggio di raccontare la marginalità con sguardo impietoso: alla Patroni Griffi. Questo spettacolo è nato da una scommessa del regista Gaetano Liguori e dopo tre anni, posso dire che l’ha vinta. Fa ridere, commuove, è poesia leggera ma anche uno show televisivo con figurazioni cinematografiche pulp oserei tarantiniane. Abbiamo esordito all’Augusteo, un teatro boicottato perché Napoli è settaria: se non vieni dal Mercadante non sei nessuno. Ma alla fine è il pubblico che decreta».

E dal pubblico salernitano cosa si aspetta?

«Salerno è stata sempre generosa e attenta con me, sin dall’inizio. Ho vinto premi, ho partecipato ai Barbuti, ho lavorato molto con Pasquale De Cristofaro. Nelle città più piccole a volte c’è maggiore interesse».

Com’è stato collaborare con Federico Salvatore?

«Come un ricongiungimento con un artista che non conoscevo con cui è nata una vera amicizia. Abbiamo entrambi voglia di fare, in passato abbiamo toccato le stesse cose, poi le abbiamo perse e adesso le rimettiamo in circolo».

Alessandra De Vita

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