L'INTERVISTA

Peppe Iodice: «La comicità è la strada per essere liberi»

L’artista napoletano sarà a Eboli con un monologo frutto dell’improvvisazione: «Ho iniziato facendo serate nei locali fino ad arrivare sul palco di “Made in Sud”»

La sua comicità è fresca, spontanea e spassosa, e diventa una terapia quando c’è bisogno di una dose di buonumore. Ma se la comicità ha mille volti, uno di questi, è interpretato di sicuro da Peppe Iodice, il cabarettista napoletano, che nonostante si definisca pigro e indolente, ha all’attivo una lunga storia lavorativa, che è cominciata dal basso, ricca di successi e soddisfazioni, nate dalla consapevolezza che saper far ridere è un dono. Entra di diritto nel mondo del cabaret dopo essersi diplomato all’Accademia del Teatro, diretta da Ernesto Calindri, e dopo aver preso parte ai programma “Zelig off”, “Se stasera sono qui” e sette edizioni di “Colorado”, dove interpreta i monologhi del demotivatore, che gli danno la fama indiscussa e i meritati consensi del pubblico che lo segue con sempre maggiore interesse. Dall’inverno scorso entra a far parte del cast di “Made in Sud”, trasmissione della Rai nella quale mette in mostra il suo talento di grande comico. Ma Peppe Iodice non si ferma alle partecipazioni televisive perché per lui è fondamentale avere il contatto diretto con il pubblico come lo spettacolo, completamente gratuito, che terrà domani negli spazi del Cilento Outlet a Eboli nell’ambito della rassegna “Summer Festival”.

Peppe Iodice, cosa metterà in scena per il pubblico ebolitano?

Ci dobbiamo aspettare tutto e niente da questo spettacolo perché in realtà non so cosa racconterò davvero durante il mio monologo. Mi piace muovermi sempre d’istinto quando faccio cabaret. La comicità è l’arte più nobile dell’improvvisazione e tutto dipende quindi dal pubblico che avrò di fronte e dalla sinergia che si creerà tra di noi. Non ho una scaletta e nemmeno un copione, ma condurrò uno show che si modulerà a seconda dell’atmosfera che si verrà a creare.

Far ridere però non è facile. Lei come ci riesce?

Devi avere sicuramente delle doti innate, non si impara a essere comici ma è una predisposizione che alcuni posseggono e che si affina guardando la realtà che ci circonda, osservando con curiosità le persone, i loro limiti, i difetti, i pregi e trasportandoli poi sul palco, dopo averli trasformati in caricature.

Lei ha fatto una lunga gavetta, quando ha capito di avercela fatta?

Lavoro da 27 anni, ininterrottamente. Ho cominciato facendo serate nei locali, lavorando nelle televisioni private di Napoli e poi sono arrivati i programmi più noti e famosi. Ogni volta che porto in scena un personaggio, mi sembra che venga dimenticato quello precedente ma ho capito che è la totalità delle cose che fai che ha davvero importanza. È il bagaglio di esperienza acquisita che fa la differenza e ti spinge a migliorare.

La sua notorietà è legata anche al teatro, sua grande passione, al cinema, e all’essere stato opinionista della squadra del Napoli a “Quelli che il calcio” su Rai Due. Le sarebbe piaciuto essere un calciatore se non avesse fatto il comico?

Sicuramente sì, ma non un giocatore di una squadra qualsiasi, soltanto del Napoli. Amo la mia squadra, ma sono anche campanilista e non condivido le stupide rivalità calcistiche, soprattutto nella stessa regione.

Sta lavorando a qualche progetto che realizzerà nel prossimo futuro?

Sto girando un film a Napoli, l’opera prima di Giampaolo Morelli, che uscirà a cinema nel 2020. Poi a gennaio porterò per due sere al Teatro Augusteo di Napoli, il mio prossimo spettacolo, lo “Yodi Show”.

Maria Romana Del Mese