IL RACCONTO

Palinuro ’87, la tribù che balla e Jovanotti

Lorenzo, disc jockey al Lanternone, agli inizi del successo

L’ombelico del mondo. La spiaggia enorme, la sabbia dorata. L’acqua, profonda e leggera: è blu dipinta di blu. Ombrelloni e pallone, il costume a due pezzi che non passa inosservato, la “cotta” e l’approccio. Le Saline, Le Dune: i ritrovi di adolescenti che sognano e che si divertono, con poco. È la vacanza al mare, non importa se di un giorno o per un mese. Piazza Virgilio, l’incrocio tra corso Pisacane e via Indipendenza. Sì, Palinuro è l’ombelico del mondo : così era ai tempi, ed era il 1987, di Lorenzo Cherubini, Jovanotti, al Lanternone. Una storia di successo che ora il sindaco di Centola Palinuro vorrebbe riproporre almeno una sera nel prossimo tour estivo 2019 di Jovanotti. Palinuro in quegli anni di Jovanotti sono le comitive di ragazzi che s’incrociano e che si mescolano, di sera, tra una pizzetta ed il gelato. Mille lire un cono, diecimila per la mega coppa al “Mangia e bevi”. I telefonini mica esistono, per fortuna non c’è genitore che possa assillarti o messaggino da leggere per forza o per vezzo: si parla e ci si conosce, magari ci si affronta per uno sguardo di troppo. Però non ci sono occhi e cervelli rapiti da whatsapp e youtuber: la vita è adesso e non sui social. Si va in discoteca, mica su Instagram: al Lanternone ci vanno i ragazzi, al Ciclope i più grandi. È una tribù che balla. È l’ombelico del mondo: Palinuro, estate 1987. Sì, sarà l’ombelico del mondo anche per Lorenzo Cherubini , 21enne romano che sogna di diventare dj ma che non ha trovato ancora la fortuna e lo status. Sarà l’estate della nascita del fenomeno Jovanotti , di una carriera folgorante e ancora alla ribalta. Come dimenticare Palinuro, il Lanternone, quel 1987? «La prima vera stagione musicale della mia vita l’ho trascorsa a Palinuro - ha raccontato nel corso di un concerto al Palasele di Eboli - un luogo che rimarrà sempre nel mio cuore. Lì ho scoperto il mio mestiere. Per me questi sono più che ricordi: sono una benedizione ». Lui, davanti alla consolle, è un vero ciclone. Inarrestabile. Trascinante. Alto, magrissimo, bianchissimo. A Palinuro ci arriva dopo qualche delusione (Cecchetto, quello che diventerà il suo mentore, l’ha bocciato da poco) e brevi esperienze al Piper. Non è la prima firma nel locale sulla Mingardina: lo spiazzo enorme, l’ingresso coi tavoli, la pista e la consolle. Perchè lì i dischi li mette il salernitano Franco Ardito , come dimenticarlo? Lorenzo è una sorta di intermezzo. Fa il vocalist. Fa intrattenimento. Infiamma, con il rap e con lo slang, con l’indimenticabile «Wa.. wa.. walking», la sua prima canzone che al Lanternone diventa come la marcia di Radetzky. Non cammina. Corre. Appena Lorenzo parte con il microfono, ci si scatena. Fa musica dance e hip-hop, fa rap. Fa divertire. E fa tendenza. «Serate fantastiche. Io all’epoca facevo il promoter: novemila lire il biglietto se entravi prima delle 21, e nel prezzo era prevista pure la pizza. Ventimila per chi entrava dopo. Io con venti biglietti venduti mi assicuravo l’ingresso - racconta il salernitano Orazio, adesso avvocato con la passione intatta per la musica e allora 19enne esuberante - Lorenzo era un ragazzo semplice, normale anche quando cominciò a diventare l’idolo di ragazzi e ragazze. Fu come un passa-parola: tutti venivano al Lanternone per sentirlo, per vederlo. Ci si divertiva e basta: non c’era alcool, non c’era droga. Mi ricordo le raccomandazioni del buttafuori, Alessandro detto il cerbero: uagliò, non farmi fare brutte figure, porta solo gente “pulita”. Quando seppe che lo volevano per un provino a Milano cominciò a chiedere se qualcuno volesse accompagnarlo...». Lorenzo dormiva, come altri animatori, in alcune stanzette della discoteca, poi prese in fitto una stanza vicino al villaggio Trivento. Raccontano - ma è un racconto tramandato e forse romanzato - che non avesse particolare cura dell’igiene personale, tanto che il proprietario del Lanternone dell’epoca lo prendesse di soppiatto, con la pompa. «Non lo so se sia vero - sminuisce Tonino Sorgente , adesso imprenditore turistico - Lorenzo era un ragazzo solare, educato, molto alternativo. Che ricordo ho di quelle notti? La sensazione di divertimento, ci si conosceva tutti. Palinuro d’estate si popolava, ci si ritrovava tutti dopo un anno. La musica era bella, commerciale, ballabile, ascoltabile. Non come adesso: parole astruse e tanto rumore. A Jovanotti serviva un ambiente così per liberare tutta la sua energia. Quando partiva dialogando in versi con chi stava in pista era unico, come l’intercalare, come le mezze frasi, come i motivetti ». Energia. «È come se lo vedessi ora sulla spiaggia, alle Saline - ricorda l’avvocato Andrea Criscuolo che a Palinuro ci va da 50 anni, cioè da quando è nato - bianco, col cappellino e la maglietta, un panino e basta. Se ne stava tra Saline e Dune. La sera però si trasformava: dava la carica con il sorriso e la semplicità. Estati così non esistono più. Il Lanternone era la discoteca più grande del Sud, era un ritrovo di ragazzi e ragazze: era una comitiva unica, non come adesso che ognuno se ne sta per i fatti suoi». Il Lanternone è chiuso da anni; nello spiazzo antistante d’estate si piazza il circo. La struttura adesso è cadente, c’è un gruppo di amici che sogna di riaprirlo, rianimarlo. È rimasto nel cuore di tanti: salernitani, napoletani, milanesi, di tutti quei ragazzi che alla fine degli anni ’80 andavano a ballare al ritmo dei dischi messi sul piatto da Fargetta, Linus, Molella, anche fosse solo per una sera, magari partendo con il treno da Salerno e tornando con l’autostop, sfidando ramanzine e punizioni. Fargetta , Linus , Molella : tutte grandi firme di Radio Deejay approdate al Lanternone dopo Jovanotti che nel 1987 fa da apripista. E qui che parte la sua storia: Marta Cecchetto, ex moglie di Claudio, è in vacanza a Palinuro. Sarà rapita dalla bellezza delle grotte e dalle capacità di quel dj che buca e illumina le notti danzanti. Lo consiglia all’ex che dopo l’estate porta Lorenzo a Deejay Television come presentatore ed in radio come dj. Un anno folgorante che Jovanotti festeggia nell’estate successiva tornando, da star, al Lanternone. Senza dimenticare gli amici del posto. Uno, in particolare, aveva stretto con Lorenzo. Giacomo - Giacomino (era alto, grande, buono) - Iuliani : salernitano figlio di un imprenditore conciario, morto giovanissimo vent’anni fa in un terribile incidente con la moto all’inizio di corso Garibaldi. Stavano sempre insieme, in barca, sulla spiaggia, nella villa di Giacomo. «Quando arrivò nel 1988 non si capì nulla - ricorda Andrea Criscuolo - Giacomo era sulla spiaggia, aveva il cordless portatile, lo chiamarono da casa. Davanti alla villa c’erano almeno trecento ragazzi. Giacomo li invitò davanti all’uscita secondaria e Jovanotti si mise a firmare gli autografi». A quell’amico che non c’è più Lorenzo ha dedicato più di un pensiero. Come dimenticarlo, e come dimenticare Palinuro? Il capo dove si fermò il nocchiero di Enea. Ma pure l’ombelico del mondo e della tribù che balla. L’estate delle tue e delle mie vacanze. Delle nostre vacanze.