Nuovi reperti esposti a Pertosa

Tuffo nel passato con il Museo archeologico

di ERMINIO CIOFFI

Fare u. n viaggio nel passato grazie alle nuove tecnologie per avere cognizione di quella che era la vita quotidiana nell’età media del Bronzo, nell’area delle Grotte dell’Angelo. E’ questo l’obiettivo che la Fondazione Mida 01 di Pertosa ha raggiunto grazie al nuovo allestimento del Museo speleo-archeologico Mida 01 di Pertosa. L’iniziativa, frutto di un lavoro durato diversi anni, è nata per raccontare diverse campagne di ricerca. Il visitatore, attraverso un viaggio nella storia delle Grotte di Pertosa - Auletta, può ammirare la raccolta di manufatti, composta da 67 elementi, provenienti dal Museo archeologico provinciale di Salerno. Si tratta di una collezione di reperti archeologici in ceramica, metallo e pietra risalenti ad un arco cronologico compreso tra l’età eneolitica sino all’epoca greco-romana. Tra questi ci sono utensili che venivano utilizzati nella vita di tutti i giorni e oggetti ornamentali. Nella struttura museale è visitabile, inoltre, la mostra “Tra pietra e acqua” che si basa su due ricostruzioni in scala reale di scene inquadrabili nella media età del Bronzo. In particolare, una scena rappresenta la vita quotidiana su di un impianto palafitticolo mentre l’altra scena raffigura momenti di culto con la deposizione di vasetti miniaturistici nella roccia dell’antegrotta. Interessante è, poi, l’area della struttura museale adibita a laboratorio archeologico appositamente allestito per effettuare attività di documentazione e restauro di materiali e reperti antichi direttamente recuperati all’interno del complesso speleologico delle Grotte dell’Angelo. Il nuovo allestimento è stato presentato al pubblico in occasione del convegno dal titolo “Tra pietra e acqua. Archeologia delle Grotte di Pertosa - Auletta”. La due giorni, iniziata venerdì, è stata occasione per la presentazione delle ultime ricerche condotte nel sito speleo-archeologico sotto la direzione di Felice Larocca, responsabile scientifico della Fondazione Mida. Dopo le prime ricerche condotte tra fine Ottocento e inizi Novecento, la completa sommersione del giacimento archeologico all’interno di un bacino idrico artificiale aveva di fatto congelato ogni ulteriore indagine. Il lavoro di ricerca è ripartito nel 2004 e per undici anni, fino ad oggi, gli archeologi hanno avuto la possibilità di tornare ad esplorarne e documentarne il deposito. Ai risultati di questi nuovi interventi è stato rivolto il convegno “Tra pietra e acqua”. Tutto è inizato nel settembre del 1897 quando un medico e naturalista di Caggiano, Paolo Carucci, si recò a visitare l’ingresso di una maestosa caverna affacciata sulla valle del Fiume Tanagro. Al suo interno, al lato di un torrente sotterraneo, rinvenne frammenti di rozza ceramica e vari resti ossei, testimonianza di remote presenze umane nella cavità. Quella scoperta fortuita costituiva l’atto iniziale di una vicenda archeologica che, ancora oggi, è viva e foriera di importanti informazioni scientifiche sul più antico popolamento umano della Campania interna. «In questa cavità – spiegano i responsabili del nuovo allestimento museale – sono documentate tracce di antichissime frequentazioni umane, perdurate, pur con una serie di interruzioni, dalla Preistoria al Medioevo. Le indagini archeologiche hanno riconosciuto tracce di frequentazioni umane avvenute, pur con alcune interruzioni, nel corso degli ultimi 40.000 anni.

Di notevole interesse scientifico risultano essere, in particolare, i resti di un impianto palafitticolo risalente al II millennio a.C., scoperto alla fine dell’Ottocento e indagato ancora più recentemente negli ultimi 11 anni. «A Pertosa – ha spiegato Felice Larocca, direttore scientifico del museo – abbiamo il caso eccezionale di due abitati palafitticoli costruiti all’interno dell’ampia antegrotta: le ricerche iniziate alla fine dell’Ottocento e poi interrotte per la realizzazione di un invaso artificiale sono riprese ultimamente consentendo di ricostruire al meglio le vicende umane che interessarono questo antro spettacolare». Nel museo sono esposti i reperti dell’ultima indagine fatta alla fine dell’800 e all’inizio del ’900 che si trovavano nel Museo provinciale di Salerno. «Abbiamo stretto un accordo per averli in esposizione. Fondamentale – ha spiegato Michele Caggiano, sindaco di Pertosa - è stata la collaborazione con altri due musei dove si trovano reperti provenienti dalle Grotte dell’Angelo: si tratta del Museo nazionale preistorico etnografico “Luigi Pigorini” di Roma e del Museo archeologico nazionale di Napoli». Per visitare il museo è necessario prenotarsi contattando la Fondazione Mida al numero 0975/397037.

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