IL LIBRO

«Non cediamo alla “cancel culture”. L’Università è la culla del dibattito»

Aurelio Tommasetti, ex rettore dell’ateneo di Salerno, riflette sul “negativo” insieme a Lorenzo Calò

 

Il “negativo” come capovolgimento di un approccio non solo linguistico, ma anche sociale, complice l’emergenza. È il concetto su cui fa perno il libro “Elogio del negativo”, edito da Rubbettino, che sarà presentato stasera, alle 17.30, nell’aula Parrilli dell’ex Tribunale di Corso Garibaldi, a Salerno. Dopo i saluti di Silverio Sica, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Salerno, interverranno Leonida Primicerio, Procuratore Generale presso la Corte D’Appello di Salerno, e Rosario Rago, componente della Giunta Nazionale Confagricoltura. All’incontro, che sarà moderato da Tommaso Siani, direttore del quotidiano “La Città”, parteciperanno anche gli autori del libro, il giornalista caposervizio de’ “Il Mattino”, Lorenzo Calò, e il professor Aurelio Tommasetti, già rettore dell’Università di Salerno. Il libro analizza il delicato momento di un’Italia ancora in lotta col Covid. E lo spunto è la nascita, con il virus, di una nuova suddivisione in categorie, positivi e negativi, in base all’esito di un tampone: da esso parte un’articolata riflessione su libertà di pensiero ed espressione e sul politicamente corretto.
Professor Tommasetti, il vostro è un allarme sul rovesciamento del linguaggio?
È un dato di fatto che, dal punto di vista della comunicazione, ci si possa abituare all’idea della positività del negativo come standard minimo. Personalmente ho battuto molto sulla libertà di espressione contrapposta alla cosiddetta “cancel culture”, che spinge a non esprimersi se in contrasto con il mainstream o il politicamente corretto.
Un discorso valido soprattutto per il suo ambito, quello universitario...
Il presupposto dell’Università è quello di mettere in discussione un’idea preesistente per arrivare a un’idea nuova, senza accettare supinamente il pensiero dominante, ed è ovvio che questo vale più che in altri ambiti.
Come ha influito su tutto ciò l’emergenza Covid?
Siamo in una situazione strana, in cui si nota ancora una certa “sonnolenza” da lockdown. Le chiusure di certo hanno favorito questo passaggio. Credo che purtroppo ci saranno degli strascichi anche nei tempi a venire: se non ci abituiamo a convivere con il virus, non potremo fare lo stesso neppure con gli effetti negativi. C’è una scarsa reattività rispetto ai processi moderni.
Quale direzione suggerisce il libro?
Prendere coscienza delle cose positive che questa esperienza ci ha dato, come possono essere lo smartworking, gli incontri a distanza, la potenzialità delle tecnologie, ma allo stesso tempo capire che il mondo va avanti rispetto a regole e comportamenti che abbiamo imparato a far entrare nella nostra vita.
Da ex rettore che futuro intravede per l’ateneo di Salerno?
A livello nazionale c’è stata una previsione del rientro al 100% e credo che gli atenei debbano tutti andare in questa direzione. A maggior ragione una Università come la nostra, un campus dove è fondamentale frequentare le strutture e gli ambienti, dove tutto è strutturato per essere vissuto.
Per il Paese, invece, che prospettive ci sono?
Il rischio è che tornare ai livelli pre Covid sia sempre più difficile. Le prospettive sono ancora solide a patto che l’Italia faccia l’Italia e si voglia più bene. Le esportazioni hanno continuato a crescere e ciò significa che c'è ancora molta voglia di Italia e dei nostri prodotti. Non bisogna occuparsi solo della distribuzione della ricchezza, ma porsi nell’ottica del sostegno alle imprese difendendo la produzione nazionale.
A maggior ragione per il Sud?
Certo, soprattutto visti gli indicatori secondo cui, rispetto ad altre aree del Paese, siamo quelli che stanno uscendo peggio dalla pandemia. È il momento di alzare la testa e lavorare.
Francesco Ienco
©RIPRODUZIONE RISERVATA