LA TRADIZIONE

Nel Cilento antico tornano le Confraternite

Da Montecorice a Stella Cilento cultura e fede si intrecciano nella rituale visita delle “congrèe” ai sepolcri il venerdì santo

Appartenere ad una Confraternita del Cilento significa essere parte di un percorso di cultura, tradizione e soprattutto fede che affonda le sue radici nel tempo e che rivive il suo momento più intenso nella settimana Santa, quella che conduce alla Pasqua di Resurrezione di Gesù Cristo. Il Cilento antico, composto dai paesini che circondano l’area intorno al Monte Stella, si prepara così al rituale del venerdì santo, quello delle Confraternite.

O meglio conosciute, nel dialetto locale, come congrèe . Sia il rigido cerimoniale, sia la coralità del rituale, come anche l’accordo dei canti, sono la testimonianza di come l’animo dell’individuo, permeato dalla tradizione, riesce ad esprimersi all’unisono con quello dei confratelli. Che come ogni anno, il venerdì santo, fanno visita ai sepolcri, allestiti nelle diverse chiese dei Comuni del Cilento antico. Da Perdifumo a Montecorice, passando da Rocca Cilento a Sessa Cilento, da Pollica a Stella Cilento, sono numerose le congrèe in pellegrinaggio verso gli altari della Reposizione. Ogni paese, in alcuni casi anche ogni “casale”, ne ha una. Un vero e proprio pellegrinaggio tra spiritualità e cultura, tra fede e folklore.

È proprio su questo territorio che da secoli si compie quello che il professor Agamennone definisce il «piccolo rito penitenziale cilentano», ovvero quella sorta di «pellegrinaggio che mette in movimento reciproco» durante la Settimana Santa «tutti i sodalizi attivi, estendendosi a coprire e marcare l’intera area del Monte Stella». Una tradizione che valica i confini spazio-temporali per diventare espressione di grande devozione e di appartenenza territoriale tra le comunità di questa parte di Sud Italia.

Ognuna, con la propria insegna e con la propria divisa per indicare la parrocchia di riferimento, esprime, attraverso propri rituali tradizionali e canti di dolore del Venerdì Santo, la costernazione per la morte del Signore. I canti rappresentano sicuramente il momento più entusiasmante e carico di emotività di un rituale ormai storico e ben trapiantato tra vecchie e nuove generazioni. Melodie sincopate e trattenute in gola che sanno di pianto e di dolore, ma anche di speranza e forte identità. Tra i più apprezzati, ci sono i “pianti della Madonna” così come il canto del “Miserère” e lo “Stabat Mater”.

Una delle confraternite più antiche di tutta la Diocesi di Vallo della Lucania è quella del S.S. Rosario di Montecorice, la cui fondazione risale addirittura al 1500 circa. Un’altra curiosità la offre la confraternita di Rocca Cilento con la presenza del “Turco”, un confratello che apre le file e che indossa una divisa particolare: una lunga tunica con cappuccio di color rosso (come il colore delle insegne), una mozzetta azzurra e un bastone sormontato da un serpente stilizzato. Il suo compito è quello di annunciadi re l’arrivo della confraternita in chiesa. Già nei primi giorni di aprile, i confratelli dei vari gruppi si sono riuniti in un ritiro spirituale ad Agnone Cilento, come tappa di avvicinamento al rituale del venerdì santo. Nel prossimo mese di novembre, infine, sarà organizzato anche un pellegrinaggio in Terra Santa per le confraternite.

Antonio Vuolo