MUSICA

MV Killa e Yung Snapp, ore in rima «Rap fast food? Noi qui per restare»

È il giorno di “H:ours”, l’album “Universal” delle nuove stelle hip hop: ci sono anche Geolier e MadMan
 

I due rapper napoletani, MV Killa e Yung Snapp, nomi d’arte rispettivamente di Marcello Valerio e Antonio Lago, arrivano da oggi sulle piattaforme di streaming con il loro progetto, targato Island Records di Universal Music, “H:ours”. MV Killa mette pensieri in rima sin dai 14 anni, mentre Yung Snapp è stato produttore per i nomi più grandi della scena rap campana. Dopo aver già pubblicato alcuni singoli insieme ed aver collaborato con artisti del calibro di Fabri Fibra, Gué Pequeno e Clementino - Yung Snapp è autore delle produzioni d’alcuni brani di questi artisti - , i due puntano a lasciare il segno nel panorama musicale attraverso le proprie rime e produzioni, frutto di una cultura, quella partenopea, che fa parte del loro dna. E lo fanno con featuring importanti: sul disco ci sono artisti del calibro di CoCo, Geolier, Enzo Dong, Gli Psicologi, Le Scimmie e MadMan.

È stato difficile far coesistere i vostri mondi per la creazione di questo album?

Per questo progetto abbiamo cercato di trovare un punto in comune per ogni traccia. È stato semplice tutto sommato, perché comunque trascorriamo sempre tanto tempo insieme, e i nostri ascolti sono molto simili.

Un concept, quello del disco, che parte dal nome stesso, “H:ours”. Lo spiegate? M. Siamo partiti da un’idea di base: i mood che si possono avere durante una giornata. Li abbiamo distinti in due diverse sfumature, la prima è la golden hour, di Antonio, mentre la seconda è la blue hour, la mia, così come si nota nella copertina. Volevamo rappresentare le nostre discordanze che possono star bene sulla stessa traccia. Due cose diverse che fanno parte della stessa giornata. “H:ours” è da intendere con due titoli: “Hours”, che sta proprio per le ore, e “H:ours”, che sono invece le nostre ore.

Nell’album ci sono diverse collaborazioni con artisti noti della scena rap, ma considerando l’intero genere, quali sono gli artisti con cui desiderate collaborare nel futuro?

M. Ci sono tantissimi artisti che stimo. Di certo mi piacerebbe collaborare con Marracash, ma ce ne sono tanti altri, come Ernia e Rkomi.

Come avviene il processo creativo di Marcello e Antonio?

J. Ci rechiamo in studio senza pretese e senza nulla di preimpostato. Magari premo io un tasto qualsiasi, oppure un’intuizione arriva da Marcello: dieci minuti e siamo subito nel mood perfetto. Poi magari io completo la base e Marcello scrive il testo. Ci confrontiamo e collaboriamo insieme, come se ci ritrovassimo a casa a studiare e lavorare a un esame scolastico. È uno sfogo creativo al 100 per cento.

La Campania si sta dimostrando florida di talenti per la scena rap, cosa ne pensate di questo exploit e dove credete possa ancora arrivare la lingua napoletana in musica?

M. Credo che la scena campana, come è evidente, soprattutto nell’ultimo anno, abbia dimostrato di avere grandi potenzialità. Non ci siamo omologati a un sound, non abbiamo fatto quello che fanno tutti. Abbiamo sempre cercato di aggiungere attraverso la nostra vena creativa. Un’opzione valida per convincere le persone ad ascoltare la nostra musica. La voglia è quella di dimostrare un valore in base a ciò che possediamo, sia culturalmente che artisticamente. In un panorama come il nostro, in cui buona parte è piatta a livello di contenuti e argomenti, abbiamo cercato di mettere in gioco altre carte.

Promuovere un disco senza concerti non è un’impresa semplice, al tempo del Covid, cosa avete in mente per sopperire a questo gap?

I tempi sono quelli che sono. Siamo realisti, non abbiamo una grossa pretesa di promozione dal vivo. Volevamo fare un disco che non fosse “fast food”, volevamo fare musica che restasse. La promozione potrà arrivare quando possibile, ma nel mentre non si può non fare musica. Il nostro desiderio era quello di dare vita a brani che, anche tra due o tre anni, possano trovare sempre spazio in un concerto.

Andrea Picariello