Mjasin dietro l’Arlecchino di Picasso

A Cava mostra dedicata al pittore spagnolo: ad ispirarlo fu la figura del ballerino

di VITO PINTO

È . un racconto di storie naturali ed un viaggio spirituale la mostra curata da Marco Alfano e in svolgimento al Marte di Cava de’ Tirreni, dedicata a “Pablo Picasso e altri viaggiatori”. Un percorso espositivo di opere pittoriche, incisioni, ceramiche che dal cammino temporale si inoltra nell’itinerario spirituale dell’artista spagnolo e di quegli artisti che, per un personale e interessante progetto del curatore, nel secolo appena trascorso, in qualche modo ed idealmente, hanno affiancato le storie naturali di Picasso ed hanno attraversato un sentiero spirituale che dal territorio slarga nel mondo delle intime emozioni. Un percorso espositivo che non solo permette di apprezzare, se pur per una parte specifica comprensibilmente limitata, il genio e l’operosità di Picasso, ma dall’altro coniuga le genialità di molti artisti giunti sull'ansa di costa salernitana che da Vietri sul Mare giunge sino a Positano trovandovi il loro rifugio dalla storia, il buen retiro d’arte o che, su questa costa “montuosamente marina” – direbbe D’Episcopo a richiamo poetico di Gatto – dalla nascita si sono “inzuppati” di salmastre frescure marine e profumi di agrumi. Un rapporto con il territorio, quindi, a cui non sfuggì neanche Picasso, quando da Napoli la comitiva dei “Balletti Russi” di Sergej Djagilev si trasferì a Positano, parte al Mulino di Arienzo di Semenov e parte nella torre pentagonale di Clavel. Picasso, portato in questa Compagnia dall’amico Jean Cocteau, stava lavorando ai costumi e scenografie dello spettacolo “Parade”; coreografo e primo ballerino era Leonid Miasjn, con il quale l’artista spagnolo instaurò subito una intensa amicizia. Così Picasso, rapito da quella figura giovane ed esile, tesa alle movenze della danza, emaciata e dal volto intensamente pensoso, realizzò il suo “Arlecchino” nell’autunno del 1917, ritraendo l’amico Miasjn; tela riprodotta nel 1966 in litografia a colori e che oggi apre il percorso espositivo della mostra metelliana. E sempre in quel 1917 a Positano, nella Torre di Clavel, Picasso trascorse notti di intensa passione con Olga Chochlova, danzatrice dei “Balletti” che sposerà l'anno successivo. Ma, soprattutto, Picasso definì Positano città cubista. Anni dopo Kurt Cremer scrisse: «Creare cubista non è così facile come sembra. Eppure si andava a Positano e si veniva esentati da ogni problematica: si poteva ottenere un risultato cubista ritraendo fedelmente la natura». Cronache dell’epoca, che fanno la storia di questo nostro territorio ove le inquietudini del vivere slargano nella pace notturna in cui l'affanno si fa respiro di emozioni, riflessioni per il domani.

Ed ecco le “storie naturali”, 31 acqueforti e acquetinte allo zucchero “commissionate a Picasso dall’editore Ambroise Vollard quale illustrazioni della Storia Naturale di Buffon». Una serie di lavori che portavano l’animo dell’artista spagnolo in quell’era in cui i bestiari prorompenti dai portali in pietra delle Basiliche, erano canti di lode all’Altissimo a corona di un arco d'ingresso al sacro. Scriveva Anna Maria Ortese: «Ritengo gli animali “piccole persone”, fratelli diversi dell’uomo, creature con una faccia, occhi belli e buoni che esprimono un pensiero e una sensibilità chiusa, ma dello stesso valore della sensibilità" umana. Parole sublimi che ricorrono nelle litografie e nelle ceramiche di Picasso, come in quelle di Stüdeman, Dölker, Kowaliska, Tewalt Hannasch, Guido Gambone, Salvatore e Giosué Procida, Marano, nelle acqueforti di Dalisi, nel ferro modellato di Bruno Gambone, nell'inchiostro di Gelsomino D’Ambrosio, nell’acquatinta di Avella, lavori tutti dove il vissuto dell'uomo si fa arte.

Storie naturali che si fanno viaggio dell’anima con le litografie di “Barcelona Suite” di Picasso o le incisioni di “Metamorphose” di Willburger, l’affascinante quanto sognante “Ravello” di Lista, le sottili linee di Escher a costruzione di cripta in Santa Maria dell’Ospedaletto, e un raro "ritratto maschile" di Kokoschka. E ci sono, ancora, Zagoruiko, Necitajlov, Nicoletti, Ruta, Paladino, Krugell, Harloff con i loro paesaggi costieri di Amalfi, Positano, Capo d’Orso, le rade marine, le tempeste e le tramontane. Un mondo immaginifico, che parte da Picasso e allunga lo sguardo sugli eredi del Grande Tour.

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