Minori in una litografia di De Mercey

L’artista francese era specializzato nella pittura di paesaggio e nelle vedute

di GERARDO PECCI

La divina Costa di Amalfi, patrimonio dell’Umanità, sito Unesco, con i suoi centri storici, con le sue insenature, con i suoi anfratti, con le sue meraviglie di arte e architettura, ha sempre affascinato le persone che l’hanno visitata nel tempo. Tra i visitatori più sensibili certamente troviamo gli artisti, i pittori, i disegnatori, persone in certo senso “privilegiate”, abituate alla ricerca della bellezza, del fascino dei luoghi. Sono loro che l’hanno immortalata nel corso del tempo con opere di pittura, con disegni e stampe che ne hanno moltiplicato la fama e la bellezza di paesaggi mozzafiato a picco sul Tirreno.

Natura e cultura è un binomio inscindibile che caratterizza la costa amalfitana, da Vietri a Maiori, da Tramonti a Minori e ad Amalfi, con le sue meraviglie architettoniche medioevali, retaggio antico e affascinante di una città che fu splendida Repubblica Marinara, ricca di storia e di memorie artistiche. In questo scampolo di estate la bellezza settembrina della città offre al visitatore curioso, al turista comune, come anche allo studioso più attento e all’artista, una rinnovata riflessione sulla bellezza di questa splendida perla del Mediterraneo.

E questo fin dal tempo del Grand Tour, che fu un momento magico di scoperta, di valorizzazione e diffusione del mito di una terra che si offrì in tutto il suo fulgore. Tra i tanti artisti che contribuirono alla diffusione del mito di Amalfi, e della sua costa, troviamo Frédéric Bourgeois De Mercey, nato a Parigi nel 1808. Fu scrittore e artista, specializzatosi nella pittura di paesaggio e nelle vedute. Viaggiò a lungo in Europa e alla metà dell’Ottocento divenne in Francia responsabile delle Belle Arti e poi ministro di Stato. Nel suo volume dal titolo “La Toscana e il Mezzogiorno d’Italia, nota di viaggi, studi e racconto” De Mercey descrisse il Salernitano e non mancò di descrivere, con un certo autocompiacimento, i momenti nei quali si fermò per riprendere disegni, schizzi e appunti relativi alle scene di paesaggio che più lo interessarono.

Tra di essi vi è la bella litografia del 1858, tratta da un suo disegno del 1845, ritraente una veduta di Minori. È una splendida testimonianza della sua attività grafica. La “Veduta di Minori” fu pubblicata in Francia, insieme ad altre 15 litografie, dall’editore parigino Lemercier nell’album “F.D. De Mercey, La Romagne et le Midi d’Italie”. Vi si legge una mano sicura e una padronanza tecnica del disegno di grande rilievo, quasi da poterla mettere in gara, o meglio, in parallelo con le opere pittoriche degli artisti che ritrassero i più bei paesaggi della costa tirrenica campana e che fecero parte della cosiddetta Scuola di Posillipo. Nello stesso album l’artista pubblicò anche altre due litografie, con le vedute di Salerno e il Castello di Arechi e l’Hotel Cappuccini di Amalfi. Come si può constatare anche leggendo il racconto dei luoghi visitati, De Mercey non mancò di sottolineare inoltre, accanto alla bellezza dei luoghi, una certa propensione per gli abitanti del luogo a rubare gli attrezzi di lavoro ai pittori paesaggisti. Infatti, scrisse che un «pittore napoletano ci ha assicurato che audaci borsaioli erano stati capaci di togliere le viti e le cerniere da una cassetta di pittura che durante il sonno aveva dimenticato nelle sue vicinanze».

Per questo il De Mercey affermò che la costiera di Amalfi «è soprannominata la costa dei ladroni». Terra dal fascino pericoloso, dunque! Evidentemente l’artista con grande maestria, e un po’ di vigile accortezza, fu in grado di evitare indebite sottrazioni di attrezzi per il disegno e la pittura.

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