L’INTERVENTO

Meglio il “pornofascio” dei simboli del Regime per l’ex cinema Diana

di ALESSANDRO LIVRIERI La ristrutturazione dell’ex-cinema Diana (ex casa del Balilla) a Salerno è cosa buona e giusta. Oggi si ha fame di spazi pubblici. Che si moltiplichino, dunque, i luoghi della...

di ALESSANDRO LIVRIERI

La ristrutturazione dell’ex-cinema Diana (ex casa del Balilla) a Salerno è cosa buona e giusta. Oggi si ha fame di spazi pubblici. Che si moltiplichino, dunque, i luoghi della produzione culturale. Epperò… Qualcuno propaganda per recupero filologico e “continuità della memoria storica della città”, la riesumazione di ben tre fasci stilizzati sulla facciata della struttura di via Lungomare. Intendiamoci! I fasci vennero probabilmente scalpellati e sovra-intonacati nel dopoguerra. Se così fu, ci fu una ragione. Il Fascismo si nutriva di simboli. Niente affatto banali: Marinetti, il Futurismo, D’Annunzio. C’era, cioè, uno straordinario background culturale e ideologico. Ma c’era da cancellare quella memoria per nutrire un’altra prospettiva. Salerno, città fascista (per antropologia e costruzione sociale), è piena di fasci. Dalle inferriate di Porto Manfredi al Liceo Tasso fino all’apologia dell’onorevole Cirielli circa la torre della Provincia. Dalla Camera di Commercio, ancora, fino alla fontana fascistizzata di piazza Alario. Chi, poi, offre le spalle al Crescent (che fascio non è, forse…) ha la straordinaria visione del palazzo prefettizio con le finestre che costruiscono una gigantesca “Effe”. Insomma, a Salerno si era e si è circondati dalle icone del Regime. Niente di male! Più memoria di quel che c’è rischiamo, se immemori, di morire smemorati!

Ma il mio ex cinema Diana (e di tanti) non è l’arcipelago dei fasci stilizzati che la Giunta Comunale ci darà a provvedere. No! La memoria è altra e senza ipocrisie. Anni ’70. Un piccolo cinema di provincia dove si alternavano Dracula e Lisa Gastoni, il western all’amatriciana, Tomas Milian (er Munnezza) e Laura Antonelli fino a Moana Pozzi. Porno? Certo! Però ruspante e non cattivo. Quello dell’educazione sentimentale e sessuale di tantissimi ragazzi che s'incuneavano fra i film vietati agli anni 14, e poi anni 16 e poi anni 18 (e ancora non colgo la pruriginosa distinzione). Un arcipelago vagabondo, composto di adolescenti, militari, persone anziane e varia umanità che cominciava a frequentare gli spettacoli dalle ore 11 (con annessi filoni scolareschi).

Cattiva quella generazione? Cattivissima! Non c’erano le cassette hard e i video pedopornografici. C’era da incuriosirsi e incuriosire. E c’era da riscoprire libertà, laddove negata dalle scuole e dalle pedagogie iper-ipocrite prevalenti ieri come oggi. Insomma, contro un’educazione di regime e le scansioni catto-comuniste. Belli, però, quegli anni e quella generazione in cui si gustavano socialità libertaria, comunità prevalente, relazioni trasgressive, radio libere, musica altra e che provarono a cambiare quegli anni ed anche Salerno proprio a partire dalla politica e dal sindacato.

Il cinema sordido di provincia (l'ex casa del Balilla) non costruiva (e non è, ovvio) un’ideologia, bensì, (memoria per memoria e simbolo per simbolo) rumore di fondo anzi colonna video-sonora (periferica ma non minore) di una generazione che provò a cambiare l'esistente prima di essere sop. raffatta dalla rassegnazione. Insomma, ancora oggi provo a sconfiggermi ma non ci riesco! E se “recupero filologico va fatto” non sia il fascio stilizzato che (da antifascista desueto) non appartiene alla mia memoria. Ma sia un gigantesco, straordinario “Pornofascio”. Il luogo non di antiche memorie ma di feconde, attuali discussioni e confronti. Se, poi c’è qualcuno che si preoccupa: tranquilli! Sarà una risata che vi seppellirà.

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