L'INTERVISTA

Marco Sentieri: «Salerno e Paestum i miei luoghi del cuore»

L’artista che al Festival di Sanremo si fece conoscere con “Billy Blu” ha rilasciato un singolo: ora metto in note la passione

Dopo anni di gavetta e aperture ai concerti di artisti di rilievo nazionale, lo scorso febbraio Marco Sentieri, nato a Napoli e cresciuto a Casal di Principe (Albanova), ha calcato il palco del Festival di Sanremo, nella categoria delle “Nuove proposte”, con il suo inno contro il bullismo, “Billy Blu”. In tale occasione la sua musica ha conquistato finalmente la ribalta nazionale, ottenendo la medaglia di bronzo. Nelle scorse settimane ha rilasciato il suo nuovo singolo, intitolato “Occhi come nuvole”, mentre all’orizzonte c’è un atteso Ep.

Marco Sentieri, c’è una storia d’amore al centro di “Occhi come nuvole”, vero?
Racconta un amore molto passionale, nato e vissuto in estate. Poi per ragioni non riguardanti i due protagonisti, sono costretti ad allontanarsi. “Occhi come nuvole”, occhi pronti a piangere. Lui fa di tutto per riprendere la sua ragazza, ma non voglio svelare troppo: il brano è disponibile sui digital store, mentre il videoclip, girato sulla costa di Maratea, è visibile su YouTube.

Con questo brano viene inaugurata ufficialmente l’etichetta “SwiPe Records”, fondata da lei e dal produttore Donato Giovinazzo. Come è nato questo progetto?
Dopo il Festival di Sanremo ho cambiato la mia produzione, quindi nel periodo di lockdown ho rimesso su un team di lavoro, e ho trovato un nuovo produttore, Donato Giovinazzo. Conoscete il detto “chi fa da sé fa per tre”? Ecco, ci siamo detti, siccome negli anni abbiamo accumulato molta esperienza, fondiamo la nostra etichetta indipendente, che lavorerà al progetto “Marco Sentieri” a 360°, senza però escludere in futuro anche di aprire le porte ad artisti emergenti.

È previsto in futuro anche un Ep?
“Occhi come nuvole” anticipa questo Ep, che prenderà vita nel 2021. Ci sarà una release alla volta e l’ultima darà forma all’Ep in formato fisico. Come molti altri artisti siamo vincolati dal momento e abbiamo molti progetti in cantiere, aspettiamo solo di poterli far partire. Eravamo pronti anche con un album, prima dell’emergenza, ma senza poter fare concerti sarebbero rimasti solo su disco.

Il Festival di Sanremo, lo scorso febbraio, è stato la ciliegina sulla torta di una carriera trascorsa tra grandi festival e palchi importanti. Cosa le ha lasciato il passaggio sanremese?
Mi ha reso ancor più forte di quanto già non mi sentissi. La consapevolezza di un lavoro maturato per tanti anni. Ho inciso il mio primo disco a 12 anni, e a 16 ho iniziato a fare i primi concerti. Sono arrivato all’Ariston con tanta esperienza. Faccio oltre 150 live con la mia band in un anno, tra locali, piazze e aperture per altri artisti, ciò mi ha formato moltissimo. Il Festival mi ha lasciato ancor più consapevolezza che quello che ho fatto fino ad oggi è stato un buon lavoro.

Ha qualche rimpianto?
No, è stata una favola dalla A-Z, anche nelle piccole sfaccettature. Nonostante abbia vissuto una settimana tribolata con la mia vecchia produzione, non mi sono lasciato andare.

Ha ricevuto in questi mesi messaggi da parte di persone che, nel brano “Billy Blu”, hanno rivisto la propria vita?
Mi sono arrivati messaggi di tutti i tipi, da ringraziamenti per aver trattato un tema così importante su un palco prestigioso, a persone, anche adulte, che mi hanno raccontato la propria storia di bullismo. Tutto questo mi ha portato qualche giorno fa a mettere in piedi una rubrica sul mio canale YouTube “Dillo a Billy”, invitando tutti gli amici che sentissero il bisogno di raccontare la propria storia, per sensibilizzare ancora di più su questa brutta piaga che vive la nostra società.

Spesso è stato nel Salernitano per dei concerti. Quale di queste date ricorda con maggiore affetto e cosa le manca di più dei live?
Dei live mi manca tutto, dalle mani sporche mentre riavvolgo i cavi, all’odore del legno del palcoscenico, i lunghi viaggi, le notti insonni e la gente. Nel Salernitano ricordo una Notte Bianca, nel 2010, in cui aprii il concerto di Clementino. Fu una serata molto importante, ma ricordo con tanto affetto anche gli appuntamenti a Paestum. Non c’era il palcoscenico, cantavo a terra ed eravamo tutti amici.

Andrea Picariello