L'INTERVISTA

Marco Carta: «Salerno e le sue luci d’arte, ricordi che vorrei rivivere»

Il cantante cagliaritano ha rilasciato l’ultimo singolo “Domeniche da Ikea”

Marco Carta è approdato sui negozi di musica digitale con un nuovo singolo, “Domeniche da Ikea”, in collaborazione con Angemi, che lo vede virare all’elettropop. Sono stati giorni complessi, questi, per il vincitore del Festival di Sanremo 2009. È risultato positivo al Covid-19, e ha dovuto trascorrere le sue giornate in quarantena nella sua camera. Adesso però, giunta finalmente la negatività, Carta può concentrarsi sulla promozione del singolo, pensando già al disco di prossima uscita.

Marco Carta, la musica è, come sempre un sostegno, specialmente nel suo caso, visto che ha da poco rilasciato il suo nuovo singolo...
“Domeniche da Ikea” è prodotto da Angemi, uno dei dj italiani più bravi al mondo, e uno dei pochissimi ad aver calcato palchi prestigiosi del settore, tra cui il Tomorrowland, che per chi fa quel genere musicale è il palco delle stelle. Mi fa molto piacere perché ho dato al mio pop una venatura colorata, poi è nato tutto per caso. Ho conosciuto Angemi e gli ho fatto ascoltare il brano, lui ha detto «ma sai che si potrebbe fare qualcosa più simile a quello che faccio io, unendo i due generi?», e ho accettato con gioia. Ci siamo chiusi in studio ed è nata così. Avevo scritto il brano già svariati mesi prima. “Domeniche da Ikea” è ironico, perché parla di un amore, una vita, che ha una propria maturità, e questa maturità si evidenzia nel prendere una casa per la prima volta, oppure dei mobili, e l’esempio tipico è andare all’Ikea per la prima volta, diventando così adulti.

È trascorso un anno e mezzo dal precedente disco, e già ascoltando questa prima traccia si capisce che nel prossimo progetto ci sarà un’evoluzione, come descriverebbe questa crescita?
Non la saprei riassumere, perché la crescita è una cosa che avviene in maniera silenziosa e inconsapevole. Non credo esista una crescita troppo consapevole, perché altrimenti non sarebbe tale. Sicuramente la mia evoluzione, quella che c’è stata e quella che ci sarà, nasce sempre in relazione all’ascolto, quindi tenendo la mente e Spotify sempre aperti, ascoltando tutto.

In “Domeniche da Ikea” si sente anche una certa impronta di matrice anni Ottanta, quali degli artisti che hanno reso grandi quegli anni l’ha più ispirata in questo nuovo percorso?
Billy Idol negli anni Ottanta era un cantante pazzesco, bravo e figo. Quindi tra la musica degli anni Ottanta, che ho poi recuperato nel tempo diventando grande, Billy Idol sicuramente, a livello di pop americano, è quello che ho ascoltato di più. A parte i classici Queen, David Bowie e tanti altri. In precedenza mi ha ispirato tanto a fare un genere pop così “oscuro” una delle edizioni di “American Horror Story”, con Lady Gaga, e anche “Stranger Things”. Lì ho trovato sonorità elettroniche anni Ottanta molto oscure. Ascoltando questi suoni sono rimasto a bocca aperta, perché mi ricordavano la mia infanzia, e ho deciso così di ricrearle.

A tal proposito, a che punto è il nuovo disco?
La virata c’è stata, quindi s’intende che sarà tutto in proporzione a ciò che sto facendo adesso. Poi nell’elettronica anni Ottanta esistevano anche ballate e atmosfere più rilassate, quindi ci sarà anche quello. Per quando riguarda i tempi, credo che per marzo o aprile prossimo dovremmo esserci. In primavera insomma, sperando che possa portare con sé anche una ventata di normalità. Molta gente non lo capisce, ma noi artisti non siamo mai davvero ripartiti da quel maledetto febbraio. Le canzoni di un disco prendono vita quando le persone guardano gli occhi del cantante mentre pronuncia determinate parole.

Tra concerti e appuntamenti con i fan, quali sono i ricordi che più di tutti la legano a Salerno e alla sua terra?
Nella vostra terra, ma in particolare a Salerno, sono stato tante volte. Uno dei ricordi più belli che ho sono le luci di Natale, che ho visitato molte volte, l’ultima due anni fa. Mi hanno sempre lasciato particolarmente soddisfatto, essendo un appassionato di quella festività. Inoltre sono stato a Salerno per i firmacopie, quindi conosco anche l’arte culinaria della zona, e ricordo in particolare delle squisite graffe alla nutella. A Salerno si mangia benissimo.

Andrea Picariello