L'INTERVISTA

Luigi Viva: «De Andrè, falegname di parole»

A venti anni dalla morte Eboli ricorda il cantautore genovese. Il biografo: i testi delle sue canzoni sono sempre attuali

di NICOLA SALATI

Aventi anni dalla morte Eboli ricorda il cantautore Fabrizio De Andrè con una giornata a lui dedicata dall’Associazione Bandeamì. L’appuntamento è per domani a partire dalle ore 9 quando all’Auditorium del Liceo Classico “Perito-Levi” sarà presente il biografo del cantautore genovese Luigi Viva che incontra gli studenti per discutere del libro “Falegname di parole”. Intervengono: ildirigente scolastico Giovanni Giordano, il sindaco Massimo Cariello, l’assessore alla Cultura Angela Lamonica, il presidente di Bondeamì Patrizia La Porta e il direttore de “la Città” Antonio Manzo. L’incontro, moderato da Lucia Gallotta, sarà il preludio per il concerto reading “Bandeamì cantano De Andrè” presso il chiostro del Complesso Monumentale di San Francesco con le letture affidate a Biancarosa Di Ruocco e Cosimo Protopapa.

Luigi Viva, perché scrivere su De Andrè?

Bisogna partire da lontano e in particolare dal 1975 quando per la prima volta io e Fabrizio ci siamo incontrati a Roma per un concerto a Piazza Navona. Da lì è nata una fantastica amicizia che è durata fino alla sua prematura scomparsa e naturalmente sono diversi i momenti che ho voluto immortalare nei due libri che ho dedicato a De Andrè.

Cosa racconta in “Falegname di parole” che presenta domani a Eboli?

Questo libro è stato scritto ancora prima dell’altra mia pubblicazione “Non per un Dio ma nemmeno per gioco”, sempre dedicata a De Andrè e arrivata alla ventunesima edizione. A differenza del volume dato alle stampe nel 2000 per Feltrinelli in cui mi soffermo sulla biografia del cantautore genovese, questo nuovo lavoro, sempre edito dalla società milanese, fu condiviso con Fabrizio visto che ho avuto l’opportunità di commentarlo con lui. Con questo secondo volume, riccamente illustrato, si completa così l’idea originaria di realizzare uno studio approfondito sulla vita del grande cantautore, sulla sua opera e il suo stile. Ed è come se si sentisse la voce stessa di De Andrè: attraverso i suoi appunti, la sua calligrafia, le fotografie più intime, gli spartiti originali, i testi autografi con le sue correzioni e i suoi ripensamenti.

A chi si rivolge questa nuova pubblicazione?

È un volume che dedicato a tutti coloro che hanno potuto amare De Andrè da vivo e ai tantissimi suoi giovani fan che desiderano ritrovarne le tracce. A loro questo progetto cerca di restituire tutta la genialità della sua arte e della sua vita irregolare, sempre “in direzione ostinata e contraria”.

I giovani sono ancora attratti dalle canzoni sempre “impegnate” di De Andrè?

Assolutamente perché se la generazione che va dai 40 ai 60 anni è quella che fruisce di più della musica di De Andrè, non da meno sono i giovanissimi. Mi trovai qualche tempo da in un liceo di Altamura e rimasi sorpreso dal vedere come i ragazzi, molti ancora non nati quando Fabrizio purtroppo è volato via, erano in grado di cantare i suoi testi che restano sempre attuali anche perché mai banali.