Vincenzo Fusco (a destra) con l'aiuto cuoco

LA STORIA

Lo “scugnizzo” di Furore al servizio della contessa

Un libro svela la vicenda di Vincenzino Fusco che lavorò a casa di Mona Bismark

“Racconta bene il tuo villaggio e racconterai il mondo”, dice Andrea Camilleri. Sembra una favola, ma è la storia vera di uno scugnizzo quindicenne di Furore che sbarca a Capri nei primi anni Cinquanta e diventa il cameriere principale dei Bismark, a villa Fortino. Lei è Mona Bismark , americana fascinosa, che al quarto matrimonio si assicura titolo, sostanze e quant’altro necessario per vivere al più alto livello possibile, il suo amore per la moda, la letteratura, le arti e Capri. Lui, è Eddie , il figlio del Bismark, il presidente della repubblica tedesca che sarà costretto a consegnare tutto il potere a Hitler. Non faceva mistero delle sue paure e preoccupazioni per la Germania e diceva di confidare molto nell’umanità propria degli italiani e che lui vedeva anche in Mussolini. Confessioni post belliche, che Vincenzino , lo scugnizzo quindicenne, riporta oggi a Rosario Messone , ingegnere e scrittore, capitato per caso in questa storia, che riporta ogni particolare con pignoleria, ma scevro di ogni sovrastruttura ideologica. «Sapeva ogni cosa della contessa e ripeteva spesso che, in giovane età, era stata una delle donne più belle, ricche e meglio vestite nel mondo» scrive Messone. Questo è il quadro del libro “Un’americana a Capri”, 254 pagine. D& B Edizioni, di Bracigliano, in edizione limitata voluta dalla famiglia Fusco di Furore. L’intelligenza sveglia di Vincenzino conquista i due aristocratici. Su tutto c’è il detto “Il sole di Capri scarfa pure u chiu’ fesso”, inteso come capacità dell’isola di redistribuire sole, mare, cultura e ricchezze. Vincenzo Fusco fu assunto al servizio della contessa all’età di quattordici anni, a partire dal 1953 e vi rimase fino alla fine degli anni ‘60. Vincenzino è strappato al lavoro di “mulo umano”: armato di una grande cesta distribuiva il pane dei Buonocore, ai signore delle ville capresi. Mona Strader (poi contessa Mona Von Bismark) ed il suo terzo marito, acquistarono a Capri “Il Fortino”, già dimora dell’imperatore Tiberio, poi di scrittori, musicisti e altri illustri personaggi, Bismark, Williams, Onassis, Callas, Mussolini, Ciano, Savoia e molti personaggi minori che difficilmente troverebbero spazio in un solo libro. Tra loro spicca forse il più illustre dei toscani maledetti, lo scrittore Curzio Malaparte , in esilio dorato sia per la sua dissidenza all’interno del fascismo che per il sospetto mai provato e mai fugato per la morte di una ragazza inglese che una notte trovò la morte volando in mare da uno scoglio. La contessa ospitò a Capri artisti, vip, nobili e coronati di vari ordini e gradi in una cornice di fascino e lusso che a volte facevano riempire intere pagine dei giornali popolari. Il giovane cameriere è colpito dagli “stili di vita” non solo dei “ricchi sfondati” ma anche del contorno di fotografi e attrici, con scrittori che non nascondono diversità e disinvolture. Il ragazzo semplice della Costiera osserva e mentalmente annota. La sua discrezione è comunque massima. I “Fortino”, la villa dei Bismark, era un’eterna San Pietro. Della presenza dell’americana a Capri traevano i maggiori benefici i suoi amici, coloro che la servivano con devozione e gli operai addetti al restauro, all’ampliamento e alla manutenzione della villa. Un giorno ci passa anche un giovane Giulio Andreotti e a lui Vincenzino si va a presentare a Roma, finita la favola con i Bismark a Capri. E il presidente, ricordando quelle referenze, lo assume subito.

Oreste Mottola