Le trasformazioni del paesaggio rurale nell’alba dell’Ateneo

I saggi di Castaldi su geografia e architettura rustica tra le prime pubblicazioni dell’Istituto di Magistero

di ALESSIO DE DOMINICIS

Il 9 M. arzo 1944, in una città ancora segnata dalle macerie della guerra, nasceva con Regio Decreto firmato da Vittorio Emanuele III e controfirmato dal salernitano Giovanni Cuomo (1874-1948), ministro dell’Educazione nel Governo Badoglio, il primo nucleo di quella che sarà poi l’Università degli Studi di Salerno: l'Istituto Universitario di Magistero. Il governo si era trasferito da Brindisi a Salerno meno di un mese prima e tra i primi atti sollecitati da Cuomo vi fu l’istituzione dell’Istituto Superiore Pareggiato di Magistero (elevato poi a Statale nel 1968 ), abilitato a conferire lauree in materie letterarie, pedagogia e lingue e letterature straniere. Tra le prime pubblicazioni di quell’Istituto vogliamo ricordare e sfogliare il primo numero dei “Quaderni del Gabinetto di Geografia” realizzato dal direttore e docente incaricato Francesco Castaldi, stampato nel 1949 presso la tipografia Spadafora per conto della “Editrice Ippocratica”, che aveva sede alle spalle dell’Istituto, in via Fieravecchia, e forniremo, come di consueto, alcune indicazioni bibliografiche.

Questo primo numero ha per titolo “Note antropogeografiche” e contiene tre saggi del geografo Castaldi : “Africa o Spagna culla della civiltà mediterranea?”; “Evoluzione delle forme dell’abitazione rustica e dell’abitazione urbana in rapporto ai caratteri della regione”; “Alcune osservazioni sull’inchiesta sull’abitazione rurale in Campania”, con un’appendice costituita da un questionario relativo alle forme dell’abitazione rurale, con speciale riguardo alla provincia salernitana. Sul tema oggetto di questi due ultimi saggi Castaldi ritornerà con il secondo numero dei Quaderni (“Itinerari salernitani”, 1950) alle pag.25-36, trattando delle abitazioni del Cilento e della Piana del Sele. Sempre i Quaderni pubblicano il saggio di Luchino Franciosa sul Cilento, che aveva con Mario Fondi, Domenico Ruocco ed altri, già negli anni della Riforma Fondiaria (Legge n.841/1950), avviata una ricerca sul campo, minuziosa e fondante per gli studi successivi, sulla casa rurale in Campania, pubblicata poi da Olschki nel 1964.

La materia di queste ricerche sulla casa rurale campana è particolarmente importante per quegli anni di radicale trasformazione del paesaggio agrario meridionale, e il saggio di Castaldi del ’49 è condotto sulla traccia segnata da Renato Biasutti, primo tra i geografi ed etnologi italiani ad aver avviato ricerche, a partire dal 1925, sulla casa contadina, concepite poi come programma di studio, finanziato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche per la pubblicazione della serie divisa per regioni e edita da Olschki: un contributo monumentale alla geografia e alla storia dell’architettura minore in Italia. Castaldi dopo il suo incarico alla docenza salernitana aveva già scritto dell’abitazione rurale nel Vallo di Diano sulla Rassegna Storica Salernitana (1947, Anno 8, n.1-4 gennaio-dicembre 1947, p.98-109 ); il programma editoriale da lui concepito per i Quaderni del Gabinetto di Geografia, a partire dal 1949, si articolava in quattro serie: Ricerche di geografia fisica sul Salernitano, Ricerche di geografia antropica sul Salernitano, Il fenomeno carsico nel Salernitano, Ricerche geografiche di carattere vario. Abbiamo però conoscenza solo dei tre Quaderni citati e attinenti alla serie II e IV.

Ricerche sui tipi degli insediamenti rurali in Italia non erano dunque frequenti, e solo con Biasutti e la scuola dei geografi del dopoguerra questi studi vengono sviluppati e utilmente recepiti da storici ed urbanisti. Accentrare nel corso di geografia del neonato Istituto la ricerca sulle tipologie edilizie rurali presenti in Campania era peraltro una scelta quasi obbligata, per la presenza, più che altrove, di una larga gamma di forme e strutture notevolmente differenziate tra i diversi ambiti sub-regionali. Così nella piana in sinistra Volturno, e tra i Campi Flegrei e la Terra di Lavoro i casali agricoli si sviluppano seguendo il reticolo della centuriazione dell’ “Ager Campanus”, ripetendo in alcuni schemi le stesse tipologie dell’edilizia agreste romana, mentre nelle conche intermontane dell’Appennino del Sannio beneventano e avellinese, con maggiore frammentazione dei fondi coltivati, i caratteri stilistici e strutturali si differenziano da zona a zona in ragione delle diverse colture dei fondi, dei materiali reperibili e del clima. Il risultato di tante variabili in gioco è la grande varietà di scale esterne e interne, aperture e loggiati, tetti e coperture.

Ancora maggiori sono le varianti tipologiche nelle diverse aree agricole, di piana e di monte, del Salernitano e si possono elencare decine di tipi edilizi, dalle masserie baronali della Piana a est del capoluogo alle case a volta estradossata della Costiera amalfitana, le case contadine del Vallo di Diano, del Cilento costiero e interno, dei centri montani tra gli Alburni e l’appennino lucano, della Valle dell’Irno e dei confini irpini. In tutto questo repertorio di forme abitative dislocate sul territorio salernitano, diversissime tra loro, le indagini di Castaldi (ma anche di Franciosa, Fondi, Ruocco), scrupolosamente condotte sul campo, tendono a una loro definitiva sistemazione nel quadro della moderna disciplina geografica dato che, per usare le parole di Castaldi ( pag. 167, Quaderno n.1 ): “il geografo, allorché si occupa dei tipi e delle forme di abitazione rurale, fa geografia, e non confonde questa con altro genere di ricerche, solo se interpreta geograficamente i fenomeni fisici e antropici della terra, cioè se non li considera in sé separatamente, ma li coordina fra di loro, riferendoli all’ambiente geografico in cui essi si verificano, e di cui l’uomo fa parte come essenziale elemento di trasformazione, per adattare l'ambiente fisico alle proprie esigenze, che sono fondamentalmente di carattere economico...” .

Per parte nostra vorremmo aggiungere su quest’ultima considerazione dell’autore che, per questi tempi che corrono, sia l’ambiente fisico che quello geografico, come sopra inteso, dopo tanto sperpero di suolo agricolo e di disastri ambientali e urbanistici, necessitano, con urgenza, di quel fattore di equilibrio naturale e razionalità economica che è rappresentato dalla manutenzione di acque e terre, attività storicamente connessa al lavoro quotidiano del contadino, venuta a mancare con il progressivo abbandono – soprattutto nelle zone interne e montane – dell’agricoltura e della selvicoltura.

©RIPRODUZIONE RISERVATA