Le nature morte di via Mercanti

Sono visibili alla Pinacoteca Provinciale

Nella Pinacoteca Provinciale di Salerno, in via dei Mercanti, vi sono alcuni importanti dipinti raffiguranti delle nature morte. Ciò è stato possibile in base ad accurati restauri di qualche anno fa. I restauri, infatti, hanno permesso di dare un nome agli artefici di alcune significative opere d’arte. Ciò è stato possibile per affinità di composizione con altre opere certe, anche attraverso identificazioni di firme, che pure compaiono, e altre opere sono state identificate o attribuite attraverso attente analisi stilistiche legate ad un arco cronologico riferibile al XVIII secolo. In un caso è stato possibile anche indentificare i committenti poiché nell’opera l’artista aveva impresso lo stemma della famiglia del committente. Emergono quasi dall’ombra anche i nomi di artisti semisconosciuti al grande pubblico come quello di Francesco della Questa e, tra quelli più noti, ricordiamo Nicola Maria Recco e Baldassarre De Caro, con un suo anonimo seguace. Non sono molti i dipinti con soggetti legati alla natura morta, ma possono essere il sintomo di un gusto artistico che nel Settecento si era diffuso anche nel Salernitano. Si tratta di documenti visivi di un certo livello e sono preziosi proprio per la loro potenzialità di studio, che possono permettere agli studiosi di intraprendere ulteriori e generosi slanci verso questo settore della ricerca storico-artistica, dopo la grande e fortunata opera diretta magistralmente da Federico Zeri e avente per oggetto la natura morta nella pittura italiana, ossia la straordinaria monografia pubblicata qualche anno fa per Electa. Tra le nature morte più significative conservate nella Pinacoteca di via Mercanti certamente è da menzionare quella raffigurante una “Cacciagione su sfondo di paesaggio” di Baldassarre De Caro. La scena principale, con natura morta raffigurante una cacciagione, che testimonia anche il gusto per la pratica della caccia nel Settecento tra i nobili e le persone più in vista, presenta anche un paesaggio come sfondo al soggetto principale.

Si tratta di due generi pittorici che il pittore ha voluto interconnettere appunto inserendo gli elementi della cacciagione in un contesto paesaggistico. L’opera in un certo senso è vicina all’esperienza visiva e al gusto pittorico legati all’ambito di Nicola Maria Recco, ma con influssi che fanno pensare immediatamente a una paternità attribuibile a Baldassarre De Caro, prima del 1750. L’artista, allievo di Belverte, come è stato messo in luce dai critici e storici dell’arte che lo hanno studiato, ha voluto mettere in evidenza tutta la propria capacità pittorica in questo dipinto che costituisce una sorta di “modus operandi” legato, com’è, a un’altra opera analoga conservata nella Pinacoteca D’Errico a Matera, che rispetto al dipinto conservato in Basilicata presenta anche una lepre con le zampe rivolte verso l’alto, come ha osservato acutamente lo storico dell’arte Mario Alberto Pavone. Un seguace anonimo del De Caro è presente nella pinacoteca salernitana con un dipinto raffigurante una “Cacciagione” che luministicamente recupera l’antica e forse mai dimenticata lezione del linguaggio legato alla lezione del Caravaggio, una memoria importante, un’eredità “pesante” e autorevole, come pure in questa opera troviamo riferimenti al De Caro, a Giacomo Nani con soggetti “Caratterizzati da una più incisiva fissità degli oggetti e degli animali”, come ha avuto modo di ribadire il Pavone. Ma non possiamo fare i conti anche con la bella “Natura morta con interno di cucina” di Nicola Maria Recco, anch’essa presente nella raccolta dei dipinti della Pinacoteca salernitana, rimanda a soggetti con raffigurazioni di interni che possiamo trovare nella tradizione pittorica olandese del XVII secolo ad esempio, con una vivacità straordinaria nel descrivere l’ambiente di una cucina con personaggi che vi svolgono attività legate al mondo culinario. In definitiva, è importante proporre una visita a queste opere e rendersi conto della loro importanza poiché sono testimonianze significative di una pagina di storia dell’arte che si presta a ulteriori momenti di ricerca e di riflessione critica.

Gerardo Pecci

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