Le lettere di Don Bosco a Salerno

Il santo educatore scrisse alla comunità parrocchiale di Santa Lucia. I contatti con Scaramella

Salerno è stata scelta dall’Istituto Storico Salesiano di Roma per presentare un’opera editoriale di 7 volumi, per un totale di quasi 5000 lettere. Quando sarà completa, i volumi saranno dieci per un totale di oltre seimila pagine. È l’Epistolario di San Giovanni Bosco che – dopo essere stato donato a papa Francesco - verrà presentato ufficialmente presso l’istituto salesiano San Domenico Savio, lunedì 22 maggio alle ore 17 in collaborazione con l’Università di Salerno. A curarlo è stato lo studioso don Francesco Motto, che ha lavorato trent’anni all’edizione critica della collana.
“Forse non tutti sanno che don Bosco – spiega don Motto - il noto educatore ottocentesco proclamato santo nel 1934, ha scritto oltre 10.000 lettere un numero impressionante, considerata la mole di lavoro che aveva come sacerdote, scrittore, educatore di centinaia di giovani, fondatore con i suoi Salesiani e le sue Figlie di Maria Ausiliatrice di decine di istituti educativi in Italia, Francia, Spagna, Sud America, Patagonia in particolare”.
Ora Francesco Motto è riuscito nell’autentica impresa di scovarne personalmente la metà (quelle non andate perse) in centinaia di località europee ed extraeuropee, andando da una parte all’altra del mondo, ovunque erano finite le missive di don Bosco. Don Motto – che è socio fondatore e membro della Presidenza del Coordinamento Storici Religiosi, con sede in Roma - le ha recuperate nelle diverse forme possibili (in originale, copia, fotocopia, fotografia, scannerizzazione) ne ha ora curata l’edizione critica in sette voluminosi tomi (l’ottavo e terzultimo è in stampa) all’interno della collana Fonti dell’Istituto Storico Salesiano di Roma. E c’è anche un risvolto legato a Salerno.
I Salesiani giunsero nella città della Scuola medica negli anni ’50 del Novecento, ma San Giovanni Bosco, il santo dei giovani, scrisse ben due lettere indirizzate a Salerno.
Le missive autografe furono indirizzate alla comunità parrocchiale della chiesa di Santa Lucia. Negli ultimi anni della sua vita, infatti, don Bosco ebbe contatti con l’allora parroco, don Scaramella, che voleva un oratorio salesiano a Salerno. Ne seguì una breve corrispondenza con il santo.
Nella centralissima chiesa salernitana di via Roma, si conservano ancora oggi le due lettere autografe ed una sua reliquia ex oxibus del santo degli oratori. Le due missive salernitane verranno inserite nell’ultimo volume, ancora in preparazione, del grande corpus dell’epistolario di San Giovanni Bosco.
Lunedì presenteranno i volumi i docenti Francesco Barra, Nicola Bottiglieri, Giovanni Gallina e Sebastiano Martelli. Introdurranno i lavori la direttrice del Dipartimento di studi umanistici dell’università di Salerno, prof.ssa Rosa Maria Grillo, il direttore dell’Istituto Storico Salesiano, prof. Thomas Anchukandam e il direttore dell’Opera Salesiana di Salerno, don Pasquale Martino. All’incontro, moderato dal prof. Giuseppe Acocella, interverrà il curatore dell’Epistolario don Francesco Motto. La massa imponente delle lettere - oltre 1500 quelle inedite - e la ricchezza di tutte le informazioni storico-linguistiche che le correda, fanno sì che si debbano ritoccare, ed anche riscrivere molte biografie di don Bosco, nonché saggi ed interpretazioni del personaggio, del suo metodo educativo, della sua spiritualità, grazie anche alle moderne possibilità offerte dalla digitalizzazione dei testi in un grande lavoro effettuato direttamente sugli originali.
Nei volumi dell’epistolario che verranno presentati a Salerno c’è un pezzo inedito della storia d’Italia, pagine che affrontano i temi del lavoro, dell’emigrazione oltreoceano, sul conflitto Stato-Chiesa, sulla risposta cattolica alla secolarismo dilagante, sull’educazione popolare e giovanile, sulla scuola e sul tempo libero educativo, sul passaggio dal dialetto parlato alla lingua italiana scritta.
Don Bosco per aiutare i suoi giovani, spesso a notte tarda, prendeva carta, penna e calamaio e scriveva a quanti potevano dare una mano. Commoventi, solo per citare uno dei suoi biglietti postali, quello indirizzato ai vertici delle Ferrovie, perché istituissero degli sconti per i ragazzi, consentendo soprattutto a tanti meridionali di mettersi in viaggio in cerca di un lavoro.
Paolo Romano
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