Le installazioni della McBride Ottone e acciaio si fanno arte

Sagome e decorazioni per l’esposizione della scultrice alla Galleria Artiaco Nei lavori si reinterpreta il rapporto tra il modernismo e l’artigianato

NAPOLI. Rita McBride presenta la mostra intitolata “Pattern and Decoration” alla Galleria Artiaco di Napoli. Una delle più recenti pieghe della sua veste estetica è cucita attorno a una personalissima visione del rapporto tra modernismo e artigianato, dei cui ultimi esiti è prova tangibile la collezione che la Galleria propone, costituita da “templates”: realizzazioni in acciaio e ottone. Il concetto centrale è quello di immagine, unita a quel che si definisce schema ricorrente, ovvero ciò che spiega il significato effettivo della parola “pattern”, che riveste grande importanza anche in molteplici settori di ricerca, dalle scienze fisiche a quelle umane, per la sociologia in particolar modo. Ecco che quei “templates” vengono proposti come strumenti di riconoscimento riferiti alle impalcature mentali, decodificatrici di complessità relate alle articolazioni che per la modernità totemizzata si biforcano tra un’ideologia e una tecnologia strettamente connesse e interdipendenti.

La triade indagata è ripartita tra immagini di immagini, immagini di idee, nonché idee di idee. Su questa falsa riga si muove la McBride, la quale, mediante i suoi “templates” ricalca e reinterpreta gli iconismi di cui s’imbeve la psicologia di massa e che agiscono a pieno ritmo nella pratica di tante modalità fattuali nel quotidiano e nel costume della vita di oggi: vedi patchwork, vedi decoupage, vedi altri comunissimi aspetti della temperie domestica, dagli elementi ornamentali alla carta da parati, alle tessiture e altro ancora. Una complessità che però preferisce restituire a se stessa, in ciò semplicemente analizzando una logica intrinseca e inchiodandola ai propri presupposti e alle proprie testuali conseguenze, dopo aver trattato quelle forme iconistiche cui abbiamo accennato in precedenza, in direzione di uno spostamento della cristalizzazione prodottasi in seno alla modernità così come oggi essa si presenta.

L’altro termine dialettico s’incarna nella resa decorativa ispirata al componente interlocutore di cui abbiamo parlato sinora, decorazione impregnata di un idealismo che distingue con nitore il sé creativo dai dettami vituperati del cosiddetto riduttivismo minimalistico cui s’è fatto cenno, e che quindi si traduce in una voluta messa in discussione della tradizionale propaggine di medievismo insita nella sovrapposizione dignitaria, gerarchica, dell’arte figurativa rispetto alle arti applicate. E risiede anche in ciò, nella sfida, cioè, della quale intende farsi tribuna.

Ciro Manzolillo

©RIPRODUZIONE RISERVATA