«Lavoro e dignità la scelta cristiana»

Monsignor Spinillo oggi a Salerno parla di Sud

di GAETANO DE STEFANO

«Ne. lla visione cristiana il lavoro è l’attività attraverso la quale l’uomo viene messo in grado di esprimere tutte le sue potenzialità». Monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Acerra e vice presidente della Conferenza episcopale italiana per il Sud, affronta il tema del lavoro e della disoccupazione. E lo fa dal suo punto di vista, che poi è anche la posizione ufficiale della Chiesa. Un argomento che oggigiorno è sempre più attuale, anche per via della crisi economica che ha, di fatto, scavato un margine sempre più profondo tra le classi sociali.

Il lavoro, dunque, avvicina a Dio?

Proprio così, perché l’invito di Dio è di creare, attraverso il lavoro, un mondo più degno dell’umanità. Che, in concreto, significa essere, utilizzando ognuno le singole potenzialità e peculiarità, partecipe dell’opera del Signore.

Papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, dedica un capitolo importante al lavoro e alla dignità.

È un precetto antico, un impegno morale che la Chiesa ha preso da secoli, affinché venga data la giusta paga a coloro che prestano la propria opera lavorativa. Il cammino della Chiesta, in questo senso, si è sempre sviluppato per garantire la giusta valutazione del lavoro ed evitare qualsiasi tipo di sfruttamento.

Il Sud, però, risulta sempre più penalizzato, rispetto ad altri territori e il gap rischia di diventare sempre più evidente.

Il Mezzogiorno, purtroppo, da questo punto di vista, non ha un’ottima tradizione. Probabilmente a contribuire a questa sua arretratezza, nel campo della condizione lavorativa, influisce pure la posizione geografica. Non bisogna dimenticare che il cuore pulsante dell’economia europea, il vero motore della finanza, sia concentrato nel centro del Vecchio Continente. E credo che questo non sia affatto un caso ma affondi le sue radici nel tempo.

La Chiesa, oltre agli appelli e agli insegnamenti, può fare altro?

Non credo. Perché non rientra nei nostri compiti sviluppare attività produttive. La nostra missione è quella di formare le persone. E d’insegnare le buone pratiche della Chiesa e, quindi, anche di dare la giusta ed equa valutazione al lavoro altrui. Pure in questo caso, tuttavia, entrano in gioco le peculiarità territoriali e le tradizioni locali hanno una forte influenza. Nel Nord Est della Penisola, per esempio, anche sulla scorta della dottrina cristiana, si sono sviluppate molte cooperative in ambito cattolico, che perseguono gli stessi obiettivi della Chiesa. Al Sud, invece, latita questo tipo d’iniziativa, presumibilmente in quanto c’è una diversa cultura imprenditoriale, basata proprio sulle usanze che sono state tramandate ad intere generazioni .

Al di là di qualsiasi altra considerazione, in base agli ultimi indicatori economici balza all’occhio come la disoccupazione giovanile, negli ultimi anni, abbia raggiunto numeri da record. Secondo lei come mai i giovani hanno tanta difficoltà a trovare un’occupazione?

Il mondo oggi è globalizzato. E si fa fatica ad individuare un modello di sviluppo del futuro. E quest’incertezza riflette le sue conseguenze deleterie sulle nuove generazioni.

Crede che l’attività di comunicatore del santo Padre possa riuscire a smuovere le coscienze e a far mutare la rotta?

Le parole e gli insegnamenti, se isolati, non hanno il potere di cambiare il mondo. Hanno bisogno di penetrare e questo può richiedere tempi molto più lunghi. L’importante, però, è che si continui ad invitare tutti ad alzare lo sguardo verso i principi della Chiesa, che rendono l’uomo libero di lavorare.

In questi giorni si sta discutendo della legge Cirinnà e delle unioni civili. Qual è il suo pensiero al riguardo?

È lo stesso della Chiesa. Ognuno è libero di fare ciò che vuole della propria vita, ma bisogna fare attenzione a non creare ulteriore confusione. Che esistano persone che vogliano sviluppare un proprio stile di vita è nel loro pieno diritto. Ma tutto questo non può essere minimamente confuso con la famiglia, intesa in senso tradizionale.

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