il libro

La versione di Flok Surrealtà e metafora secondo Camberlingo

Ci sono i luoghi, gli animali, gli imprevisti, il lavoro, le scene, le esplosioni, i personaggi e la società. A cucirli insieme, in una lingua arricchita di frammenti letterari, neologismi,...

Ci sono i luoghi, gli animali, gli imprevisti, il lavoro, le scene, le esplosioni, i personaggi e la società. A cucirli insieme, in una lingua arricchita di frammenti letterari, neologismi, rielaborazioni memoriali e incursioni senza frontiera negli idiomi del mondo, la passione viscerale per il viaggio e un amore grande, grandissimo, per la diversità. “La versione di Flok”, Genesi editrice, non è una semplice raccolta di racconti, ma «surrealtà e riqualificazione della realtà, talvolta metafora». Perché come scrive l’autore nella prefazione, «ciascun racconto trae origine dall’osservazione della società, del costume, dell’organizzazione, delle disuguaglianze, delle miserie umane». Del resto Luca Camberlingo, salernitano doc trapiantato da due anni a Torino, di casi “antropologici”, nel tempo, ne ha visti scorrere parecchi per via del suo lavoro (è direttore di una concessionaria automobilistica), della curiosità che lo ha portato a scoprire gli angoli del mondo, delle continue trasferte tra Roma, Viterbo e Caserta e soprattutto, per quella passione per le parole che non lo ha mai lasciato e che, tra una ventina di giorni, lo vedrà tra i protagonisti del Salone del libro, dopo un’incursione al piemontese circolo dei lettori, una lettura al Cibarti, nella sua città natale e una presentazione al salone romano dei piccoli editori. «Ho sempre avuto una certa inclinazione per la scrittura -racconta - e questo è il mio secondo libro». Nel primo, edito nel 2000 per i tipi della Ripostes, “L’osservatore dell’oceano”, aveva scelto il ritmo della poesia per raccontarsi e raccontare il suo universo. Poi, tra un premio e l’altro, è approdato a una narrativa dove lo slancio “fantastico” è imbevuto da più di una goccia di amarezza nel guardare senza filtro la fragilità della condizione umana. Ed ecco sfilare, in oltre duecento pagine, un esercito di schiavi pakistani nella Dubai degli alberghi deluxe, un gruppo di nerboruti islandesi assoldati dalla Francia per traghettare l’Inghilterra vicino alla Senna, la presa di Berlino da parte dei russi con baby combattenti pronti a sfidare i carrarmati. «La versione di Flok è una sorta di documentario irragionevolmente ragionato sulla storia dell’umanità sia quella più recente sia quella di un passato prossimo che affonda le radici nella notte dei tempi - scrive l’editore Sandro Gros-Pietro - È scritta con gioiosa rassegnazione dettata dalla follia umana che tuttora imperversa a ogni latitudine del mondo e che ha segnato ogni secolo della storia, con una visione delle cose che è superlativamente distorta e surreale per riuscire a traguardare gli schermi mentitori e di diffrazione della verità. Flok, dunque, potrebbe essere il nostro cane domestico che ci osserva quotidianamente ovvero un alieno che ci spia di soppiatto al di là delle stelle del cielo». Che sia chiaro: non è un libro di racconti fantastici, slegati dalla realtà. Ogni storia, ruvida o esplosiva, vive di onirica immaginazione solo nella misura in cui questa diventa la lente deformante per rileggere e interpretare la storia dei singoli e quella, ben più complessa, delle collettività. Da leggere con moderazione. Perché, come avverte l’autore, «può contenere un certo germe di follia».(b.c.)
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