La storia del Catalogo in 200 foto

La galleria che ha ospitato i protagonisti della cultura italiana nella tesi di laurea di una studentessa

di LUCIA D’AGOSTINO

“L’ar. te ha in sé tutte le nostre possibilità: è, come è stato detto, passato, presente e futuro”. È con queste parole che Alfonso Gatto ne “Il Catalogo è questo”, pubblicazione del 1974, spiega tra le altre cose il senso dell’arte intorno al quale si racchiude il senso di un viaggio intellettuale e culturale intrapreso qualche anno prima in compagnia di Lelio Schiavone. Bisogna fare qualche passo indietro e risalire all’ottobre del 1968 quando a Salerno con la mostra di Corrado Cagli si inaugura in via De Luca la galleria “Il Catalogo”, un passo importante nella vita umana e professionale di Schiavone che incoraggiato e guidato dal poeta salernitano, che lì troverà sempre un approdo accogliente di ritorno dai suoi viaggi, darà il via ad una stagione artistica irripetibile a Salerno. Tra un paio di anni saranno cinquanta le stagioni che lo spazio espositivo festeggerà attraversando la storia di Salerno che, grazie al suo contributo, divenne il centro di dibattiti e scambio di idee tra i protagonisti del Novecento italiano. Francesca Adiletta, figlia di Antonio socio di Schiavone nella gestione della galleria, si è laureata in Storia dell’arte moderna all’Università di Salerno e la sua tesi “50 anni in foto. Il Catalogo, una Galleria tra arte e società”, relatrice Paola Capone, ha attinto a uno sterminato archivio fotografico e documentale. Ciò che colpisce soffermandosi sulle bellissime immagini (che forse verranno pubblicate da una casa editrice) sono i protagonisti che hanno animato la vita sociale e culturale di quei locali, artisti e letterati, che in quel periodo fervido e stimolante rappresentavano il meglio dell’espressione creativa e intellettuale del Belpaese, il quale a partire dal secondo dopoguerra sarà attore primario a livello internazionale nell’arte, nel cinema, nella letteratura e nella musica. Straordinarie immagini, quelle dei primi trent’anni di Michele Adinolfi e Corradino Pellecchia, che sono solo una piccola parte di una raccolta poderosa che racchiude più di mille fotografie e centinaia tra giornali e altri documenti che testimoniano cosa e chi in quel momento contribuiva a portare ai massimi livelli in Italia la ricerca di senso propria dell’arte. Mostre di Massimo Campigli, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Renato Guttuso, Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Mario Sironi, artisti, inutile dirlo, le cui opere, attualmente, accompagnano mostre monografiche allestite con successo in tutto il mondo. Personali di “amici” della galleria come Sergio Scatizzi, Mino Maccari, Renato Borsato, Antonio Possenti, Virginio Quarta e Mario Carotenuto la cui presenza ha dato vita ad un cenacolo affiatato di cui si sprecano aneddoti e racconti esilaranti. Ancora Felice Casorati, Ardengo Soffici, Arturo Tosi, la Scuola Romana di Mario Mafai, Antonietta Raphael, Fausto Pirandello o altri come Gerge Grosz e Carlo Hollesch. E basterebbe solo questa carrellata per capire cosa hanno significato per Salerno questi 48 anni di attività del Catalogo. Eppure non basta, uno sguardo un po’ più mondano a queste 220 foto irresistibili ci restituisce lo sguardo intenso e affascinante di Alfonso Gatto. La classe, l’eleganza e il carisma di Renato Guttuso, in occasione della mostra di Paolo Ricci nel 1972, richiama il surplus di bellezza di un uomo che ha dominato anche la scena mondana di quegli anni, e non solo per la sua pittura. A Positano Top Parade per una mostra del 1984 di Maccari, non mancano Franco Zeffirelli e un tocco di spettacolo con Silvana Pampanini e Oreste Lionello, e nell’85 le gemelle Kessler. Vasco Pratolini, Luigi Compagnone, Giuseppe Prezzolini, Carlo Bo, Domenico Rea, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita nel 2009, Miriam Mafai a chiudere una galleria indimenticabile.

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