La scomunica? Solo a parole

Sales: « La Chiesa ha arginato la modernizzazione dei costumi e non altri fenomeni»

“Dio ha detto una volta, non uccidere. Non può uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Qui ci vuole civiltà della vita. Lo dico ai responsabili. Convertitevi. Una volta verrà il giudizio di Dio”.

9 maggio 1993. Agrigento. Papa Giovanni Paolo II tiene stretto il crocifisso in una mano, dinanzi alla folla, mentre gesticola con l’altra, serrandola a pugno e puntando il dito contro l'ignoto. Solo un anno prima morivano Falcone e Borsellino. Quello, fu il suo anatema contro la mafia. Quelle parole fecero il giro del mondo e sancirono una nuova visione della chiesa nei confronti del fenomeno mafioso.

Un rapporto dai confini incerti, che Isaia Sales, nel 2010, provò ad analizzare e scomporre in un libro pubblicato per la Dalai Editore: “I preti e i mafiosi”. In quella prima edizione metteva in risalto come la mafia fosse un problema storico nella chiesa cattolica, un’ombra che legava gli assassini alla dottrina, evidenziandone le distorsioni segrete, i complotti, la convivenza e la connivenza di alcuni sacerdoti. Oggi, quel libro viene ripubblicato da Rubbettino Editore (pp. 332, euro 18) e Sales fa il punto della situazione, riproponendo un ulteriore studio dopo sette anni.

Perché ha deciso di ripubblicare il libro?

All’epoca lo scrissi perché dovevo rispondere ad una domanda semplice. Perché i mafiosi hanno avuto successo? Mi sono convinto che anche la chiesa abbia contribuito ad esso. Dalle mie parti, nel Sud, può succedere che un mafioso esprima una religiosità accettata dalla chiesa, si accompagni al prete e se muore ha tutti i conforti religiosi. Ho voluto fare una nuova edizione per alcune novità. La scomunica di Papa Francesco, le posizioni nette dei vescovi italiani e la beatificazione di padre Puglisi. Mi sono chiesto se queste cose avessero modificato il mio primo scritto.

E cosa ne ha tratto?

Ne ho tratto che nonostante tutto, non credo che l’impianto di quel volume sia stato messo in discussione. Infatti, c'è stato il funerale del boss Vittorio Casamonica nella basilica di San Giovanni Bosco a Roma. Ricordo che in quella stessa chiesa fu negato il funerale a Piergiorgio Welby. Come mai, un funerale ad un boss? Continuo a ritenere che il rapporto tra mafia e chiesa non sia un problema risolto. Dopo Casamonica, in un Comune della Puglia il prete ha invitato la popolazione a partecipare ai funerali di un noto mafioso. E poi, gli inchini delle statue davanti alle case dei boss, alcune omelie ambigue. Per secoli si è fatto comprendere che i mafiosi potevano ammazzare ed essere perdonati. Siamo di fronte al fatto che la religione viene usata dai mafiosi come strumento per non avere sensi di colpa. Se c’è un dio così buono che ci perdona, tutto questo diventa una straordinaria comodità che è appunto la religione cattolica.

Lei parla di papi stranieri che hanno contrastato la mafia, ma non quelli italiani precedenti. La loro è stata sudditanza?

Nel libro, cito una lettera inviata da Paolo VI, dopo la strage di Ciaculli nel 1963. Il papa chiedeva al cardinale di Palermo di prendere posizione contro la mafia, ma Ruffini disse che la mafia era una invenzione dei comunisti e dei socialisti. Allora alla sua domanda rispondo così. La chiesa è stata molto sensibile agli equilibri politici e ha usato i mafiosi in chiave anticomunista. Ci sono state decine di delitti di esponenti sindacali tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni ’50. Mai una presa di posizione. Delitti impuniti. Il lungo silenzio della chiesa può essere considerato alla stregua dell’operato americano. Ovvero, meglio i mafiosi che i comunisti. La mafia è stata inserita nel fronte anticomunista nella politica italiana e anche dal mondo cattolico.

Prima di Puglisi e Diana, altri preti erano già morti per mano mafiosa?

Certo. Vittime di cui non si è saputo nulla. Qualcuno è stato ammazzato perché coinvolto o si opponeva.

Perché lei dice che la scomunica di Papa Francesco è rimasta su carta?

La chiesa ha usato la scomunica contro gli abortisti, contro chi proponeva il fin di vita, i divorziati. Ha fatto più attenzione ai valori sessuali che alla mafia. Ha arginato la modernizzazione dei costumi piuttosto che combattere altri fenomeni. La scomunica oggi è complicata da attuare.

Ma se l’avesse fatta cinquant’anni fa?

Forse avremmo avuto qualche passo in avanti. La scomunica è stata fatta quando il suo valore è meno forte.

Chi l’ha colpita di più nel bene e nel male?

La figura di padre Frittitta che va a dare la comunione al boss Aglieri e lo invita a non pentirsi, a non collaborare con la giustizia. Di contro, penso a tutti i preti che sono rimasti l’ultimo avamposto sociale e civile in molti quartieri napoletani. Mi chiedo cosa sarebbe la città di Napoli se non ci fossero questi preti che cercano di strappare i bambini dalla criminalità.

Davide Speranza

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