«La Resistenza è nata al Sud»

Recenti studi rivalutano la partecipazione del Mezzogiorno alla Liberazione

di PAOLO ROMANO

Ubald. o Baldi ha pubblicato di recente “Salerno ribelle - storie di sovversivi, antifascisti, perseguitati, partigiani e combattenti per la liberazione” (Gaia, 2015). I suoi studi continuano, riportando alla luce sempre nuovi approfondimenti su un periodo così importante della nostra storia.

Baldi, ancora oggi c’è qualcuno che afferma che nel Sud Italia non vi fu Resistenza.

«Questo è ancora il prezzo che paghiamo rispetto a una visione, molto ideologizzata e databile agli anni Cinquanta, relativa alla Resistenza che poneva in rilievo solo l’aspetto “militare” della Guerra di Liberazione, il famoso “vento del Nord”. Questa visione quindi necessariamente faceva riferimento alla formazione di bande partigiane stabili e inquadrate militarmente nelle regioni del Nord, mentre trascurava tutti gli episodi verificatesi al Sud nel periodo intercorrente tra la data dell’armistizio e della sbarco alleato a Salerno l’8-9 settembre del ’43 e lo sfondamento della linea Gustav a Cassino a maggio del ’44».

Lei ha scritto un libro che dimostra il contrario dei negazionisti.

«Le mie ricerche sono iniziate nel 2008, cercavo notizie di alcuni partigiani morti in Piemonte in attività di partigianato e i dati fornitimi dall’Istituto Storico della Resistenza di Torino, mi sorpresero per il numero di combattenti di origine meridionale e in particolare salernitana. Decisi quindi di approfondire la ricerca e la fortunata coincidenza del recupero di fonti archivistiche della Anpi di Salerno, mi permise di scoprire una parte fondamentale della nostra memoria storica, quasi del tutto dimenticata e sicuramente trascurata».

Quali sono secondo lei le figure salernitane più degne di nota?

«Mi piace ricordare alcune figure minori tra i tanti salernitani: Vincenzo Perrone caduto a difesa della Repubblica spagnola a Huesca nel settembre del ’36 e i partigiani Orlando Pisaturo di 18 anni da Giffoni Valle Piana caduto in Friuli, Antonio Tramontano da Nocera Inferiore caduto a Cuneo e il giovane alpino di Siano, Rocco Botta che combattendo a fianco degli Alleati nel Corpo italiano di Liberazione morì in una spericolata azione volontaria in Toscana, Franco Alfieri. Di questi ho ricostruito le storie dopo tanti anni, ma voglio però ancora sottolineare che i caduti salernitani in attività di Resistenza o Guerra di Liberazione, da me censiti, sono 115».

Per alcuni di loro-come Quintino Di Vona, Ugo Stanzione, Nicola Monaco e Max Casaburi non rimane oggi che il nome di una strada? Andrebbero studiati di più nelle scuole?

«Inevitabilmente lo scorrere del tempo relega queste figure alla memorialistica della vita della città e della provincia, il problema appunto è che non si è voluto e saputo trovare il modo per studiare nelle scuole il messaggio trasmesso da questi ragazzi e dalla loro capacità di “scelta”. Alcune esperienze che pure ci sono state in alcune scuole, grazie a docenti o dirigenti scolastici particolarmente aperti, hanno dato riscontro sempre positivo e quindi sono esperienze degne di essere perseguite».

L’episodio salernitano che nei suoi studi l’ha colpita di più?

«Anche in questo caso vorrei rispondere con tre esempi emblematici. In città, l’immediata azione armata di un gruppo misto civili e carabinieri a difesa del Porto nella notte tra l’8 e il 9 settembre ’43, naturalmente la difesa del ponte di Scafati dove avviene la saldatura tra vecchie figure di antifascisti, ribelli e Alleati e l’episodio bellissimo ed esaltante, della Repubblica Popolare di Sanza, ottobre 1943, finora volutamente trascurata ma esempio fulgido di autodeterminazione popolare democratica».

Scafati rimane un esempio per la Nazione, possiamo dire che la Resistenza è nata lì?

«Scafati rappresenta, come detto, un esempio emblematico della spontanea formazione di bande partigiane, se ad esempio la linea del fronte si fosse arrestata a Salerno, la Resistenza sarebbe sicuramente continuata per mesi nelle nostre zone. Sempre più numerosi sono gli studi che fanno emergere episodi di Resistenza anche armata al Sud in quei giorni del settembre del ’43. Certamente possiamo affermare quindi che la Resistenza è nata al Sud».

Dagli ultimi studi emergono nuovi aspetti sulle vicende del nostro territorio?

«Tutta la partecipazione del Mezzogiorno alla Liberazione d’Italia è stato oggetto di una rivalutazione importantissima a livello storiografico negli ultimi anni. In particolare l’Anpi nazionale ha svolto in tal senso uno sforzo eccezionale che si è sostanziato in una recentissima pubblicazione – marzo 2016 edita da Le Monnier – che definirei fondamentale in tal senso. All’interno di questa, emergono i saggi della ricercatrice Isabella Insolvibile sulla Resistenza in Campania che ridefinisce in modo determinante sia in termini di dati che di valutazioni, la “Resistenza del Sud al Sud”, come lei stessa la definisce. Per il salernitano questi sono i suoi dati: 87 partigiani riconosciuti, 24 patrioti, 6 caduti in combattimento, 7 per stragi».

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