La poesia ai tempi dell’hip hop

Salerno Letteratura è anche il festival della poesia. E va detto che entriamo nel campo della sperimentazione. Si sa, quando si parla di sperimentazione, in qualsiasi territorio culturale ci troviamo,...

Salerno Letteratura è anche il festival della poesia. E va detto che entriamo nel campo della sperimentazione. Si sa, quando si parla di sperimentazione, in qualsiasi territorio culturale ci troviamo, il mondo si divide tra i detrattori dell’innovazione e quelli che, l’innovazione fosse pura una cazzata colossale, gridano al miracolo. Mai come in questo caso, però, conviene sospendere il giudizio. Avevo segnato in agenda l’appuntamento con la lettura rizomatica, più per un insano pregiudizio misto a curiosità nei confronti della parola rizomatica che altro. Solo che l’incontro é stato annullato e resterò per sempre con un dubbio atroce: che cos’è la lettura rizomatica? Alle cinque, in compenso, c’è un evento che avvicina il mondo diafano della poesia ai ghetti di New York e alla cultura hip hop.

Ivan Tresoldi, una via di mezzo tra un graffitista, un artista di strada e un poeta, tiene una performance di street-art. E certo, se uno scrive: “Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”, merita per forza di essere sentito. Domani, invece, andrà in scena il poetry slam. Ho assistito qualche mese fa a un poetry slam in una vecchia casa a due passi dai Navigli di Milano. I partecipanti si sfidavano a colpi di rime e di improvvisazioni metriche. Sembrava una riunione carbonara in cui chi arrivava con un saggio complottista sotto il braccio, cioè io, veniva guardato con il giusto sdegno. In sintesi mi parsa una gara di freestyle per molti aspetti appassionante, tra diversamente-rapper che invece dei RUN DMC o Eminem hanno come punto di riferimento i pronipoti di Verlaine. Io ho poche competenze, tendo a ragionare per costrutti semplici se non elementari e ho l’immaginazione di un australopiteco.

Quindi provare a mettermi sulla lunghezza d’onda di un poeta sarebbe come pretendere che un pizzaiolo da tre generazioni apra un sushi bar. E posso affermare senza indugi di non capire niente di poesia. Ma mi sembra interessante che le sperimentazioni avvengano nella terra di un padre nobile della poesia del Novecento, Alfonso Gatto. Che nel 1938 fondò una rivista, Campo di Marte, nata proprio con l’intento di educare a comprendere l’arte in tutte le sue forme.

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