La goliardia surreale di Gatto 

Il poeta in una veste insolita: punzecchia gli amici e gioca con le parole

Qualcuno provava a reperirlo nel mercato del web, altri chiedevano in libreria, inutilmente in entrambi i casi: l’Oscar con tutte le poesie di Alfonso Gatto era ormai esaurito da tempo. Così, a distanza di una dozzina d’anni dalla prima edizione datata 2005 e per i quarant’anni della morte del poeta, la Mondadori presenta ora il super Oscar “Alfonso Gatto – tutte le poesie (Mondadori, Milano 2017, pagg. 890 - € 26) che non solo colma una lacuna editoriale ma amplia ed aggiorna la precedente edizione. A curare il volume è sempre Silvio Ramat, che alla sensibilità dello studioso di letteratura unisce quella di raffinato poeta. La nuova maxi antologia di Gatto, in libreria da oggi, presenta almeno una trentina di inediti ed è arricchita dal corpus delle poesie per bambini, che non compariva nel precedente volume. «L’opera in versi di Alfonso Gatto, qui interamente riproposta, ha attraversato le avanguardie conservando intatta la vocazione melodista»: scrive Ramat nell’introduzione, sottolineando quell’inscindibile legame con la terra del Sud che l’autore nato all’ombra dell’Arechi si è sempre portato dentro, come un imprinting estetico. «Gatto è stato infatti un surrealista delicato - prosegue Ramat - legato a quell’intrico di impressioni che gli ha fornito la sua terra; un lirico mirabilmente estroso e sempre in cerca di bellezza; un autore inquieto capace anche di sacrificare le trame suggestive della sua parola a una dimensione di poesia civile». Le poesie per i piccoli - contenute nella raccolta Il Vaporetto (1963) ed ora aggiunte al super Oscar - sono quelle che Gatto stesso amò definire «poesie fiabe rime ballate per i bambini d’ogni età», sono infatti versi ludici, ironici e lievi che ruotano intorno a grandi temi dilettando attraverso le parole, le rime e le assonanze.
Ancora, risultano assolutamente inediti nel librone i versi forniti dalla Fondazione Alfonso Gatto, tramite il presidente Filippo Trotta, che ha riordinato gli archivi familiari ripescando una cartella dattiloscritta: «Si tratta – spiega Trotta – di una trentina di poesie scritte a macchina, che ruotano attorno a temi diversi. Non è stato possibile risalire alla data, ma è plausibile che si tratti di ultimi versi, anche per i riferimenti temporali. E’ il caso della poesia scritta per la morte di Pier Paolo Pasolini». Per una singolare vicinanza di data, il poeta salernitano morirà appena un anno dopo l’autore de Le ceneri di Gramsci, ma avrà il tempo di mettere su carta una poesia per l’amico che lo chiamò sul set de Il Vangelo secondo Matteo. Alcune delle altre poesie inedite si caratterizzano invece per una certa vis goliardica e critica, con Gatto che si diverte a punzecchiare ora questo ora quel poeta, senza cattiveria ma con la sincerità di chi non le manda a dire. Così ci sono versi per Sanguineti, per Montale, per Palazzeschi. «Gatto – spiega Trotta – non si nascondeva mai e amava dire la sua senza impedimenti e fariseismi». Un dato questo che consentì al poeta ermetico di andare anche controcorrente e di dissentire con i colleghi, conservando l’amicizia con gli stessi autori ai quali riserva i suoi versi-pungiglione. Non a caso ci sarà amicizia con Edoardo Sanguineti, e con lo stesso premio Nobel Eugenio Montale, che detterà i versi epitaffio per la tomba di Gatto. Il grande monoblocco di pietra lavica – che sorge nel cimitero monumentale di Salerno – reca infatti le seguenti parole montaliane: «Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesie furono un’unica testimonianza d'amore». L’edizione del nuovo Oscar di Gatto - come per altre opere importanti della Mondadori - si avvale della cura editoriale dell’agenzia letteraria Delia, del salernitano Enzo D’Elia. Originale anche la copertina, che porta con sé un altro richiamo alla nostra città: si tratta di una rielaborazione grafica del lettering che il poeta e artista milanese Ivan Tresoldi ha usato per i muri d’autore dipinti nel quartiere delle Fornelle a Salerno. A questo punto il lavoro editoriale su Gatto può dirsi concluso? «Niente affatto – chiosa Trotta – lavoriamo ancora perché si giunga alla pubblicazione di un Meridiano, come è giusto che sia per un poeta che può dirsi tra i maggiori del Novecento». Anzi di Meridiani se ne potrebbero realizzare almeno due, uno con la produzione poetica, l’altro con le tante prose che Gatto scrisse: articoli di giornale – tra gli altri quelli sportivi di quando seguiva il Giro d’Italia e gli scritti di Architettura- poi le bellissime prose di Napoli N. N. (le ultime introvabili sono quelle delle edizioni salernitane Ripostes) e gli scritti d’arte. Come ha evidenziato Ramat, dalla prima raccolta di poesie “Isola” (del 1932), all’ultima uscita postuma “Desinenze” (nel 1977), Gatto ci propone “un’avventura espressiva tra le più originali del Novecento italiano”».
Paolo Romano
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