LE STORIE

La “Fabula” del Covid negli occhi dei ragazzi

I creativi della kermesse di Bellizzi “leggono” questi mesi di paure e ansie

 

BELLIZZI - Leggeva le favole delle vecchie edizioni pensando a come avrebbe potuto organizzare l’undicesima, quella che cadrà in tempo di pandemia. E scorrendo le parole, i pensieri, i sogni dei primi partecipanti a Fabula, un’avventura cominciata ormai undici anni fa, Andrea Volpe ha avuto un’intuizione. Come stavano vivendo quei sognatori, oggi un po’ cresciuti, il tempo dell’emergenza? In che modo la paura, le restrizioni, la mancanza del quotidiano avrebbe modificato i loro sogni?. Dal pensare al fare per Andrea, lo ha dimostrato in più di un’occasione, il passo è breve. Così ha invitato i “creativi” a raccontare. «Più leggevo quelle vecchie favole – spiega il creatore del Premio Fabula – e più mi rendevo conto che i giovanissimi guardano al mondo con occhi diversi. Con un candore ed una generosità che noi adulti abbiamo lasciato andare. Non perché siamo diventati necessariamente egoisti o cattivi, ma solo perché scontiamo l’esperienza. Crescendo ci contaminiamo in un certo senso». Ma loro, il primo gruppo di creativi che ora hanno tra i 16 ed i 20 anni, sono rimasti sognatori? Insieme ad Andrea Volpe i giovanissimi di 10 anni fa hanno costituito un gruppo, che nelle edizioni successive ha guidato i nuovissimi talenti, ha continuato imperterrito a creare sogni e favole, anche se con l’occhio un po’ diverso dell’adolescenza invece che dell’infanzia. «Molti sono rimasti con noi. E hanno conservato la voglia di vedere un mondo diverso. – spiega Volpe – di guardare alla speranza. Certo i più grandi sono un pochino più realisti, ma hanno conservato il sogno».

Stefania Battista

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