La biblioteca “perduta”

Palazzo Fruscione: Laboratorio 20 scrive a Caldoro e Ue

di Barbara Cangiano

SALERNO

Che fine ha fatto la prima biblioteca multimediale comunale che avrebbe dovuto trovare posto nelle sale dell’edificio normanno, affacciato sul mare, tra via Adelberga e i Barbuti? Dal 12 luglio del 2013, quando con una apposita delibera di giunta (la numero 264) il sindaco Vincenzo De Luca assegnò loro il terzo piano, se lo chiedono gli animatori di Casa della Poesia, rimasta clochard con il suo patrimonio di oltre ventimila volumi, a cui si aggiungono un’altrettanto ricca mediateca ed audioteca. Dal 29 gennaio, se lo chiede anche Alfonso Gambardella, socio dell’associazione Laboratorio 20, che ha deciso di portare il caso Palazzo Fruscione all’attenzione della giunta regionale della Campania e perfino della Commissione europea. «Inaugurato il 21 settembre 2013, è stato sostanzialmente chiuso per dodici mesi ed oltre. Solo dal 25 ottobre 2014, si è avuta una sua utilizzazione in assoluta difformità dalla destinazione prevista nel progetto di ristrutturazione dello stabile», si legge nella nota indirizzata alle istituzioni.

Per restituire il suo antico splendore allo stabile, l’amministrazione ha investito fondi europei, concessi in virtù del piano di recupero che, riconoscendo il valore storico ed architettonico di Palazzo Fruscione, ne proponeva la destinazione d’uso di biblioteca multimediale comunale. Una vocazione confermata anche dagli appunti del cantiere di restauro dell’architetto Mario Dell’Acqua, che ha firmato il progetto di restyling. «Palazzo Fruscione ospiterà la biblitoeca comunale - si legge - Vi è disponibile a piano terra uno spazio mostra ed un book office. Al primo livello un raccolto auditorium, e ai livelli superiori adeguati spazi di lettura e lavoro per la biblioteca». Così, almeno fino a questo momento, non è stato. Fino a un mese fa, l’edificio ha accolto la Biennale d’arte contemporanea. Da oggi aprirà le porte a cento splendidi lavori del maestro Milo Manara. Ma non è una questione di cifra stilistica. «Mai ci permetteremmo di criticare il valore artistico di iniziative come quella di Manara - spiegano gli attivisti di Laboratorio 20 - Le nostre perplessità sono di altra natura, visto che l’utilizzazione episodica del Palazzo contraddice in maniera evidente la destinazione prevista negli atti comunali e in quelli progettuali, e ovviamente l’assegnazione dei fondi europei». Non è la prima volta che accade, sottolinea Gambardella, ricordando la storia del convento di Santa Sofia, «per il quale era prevista la destinazione a sede di associazioni. Un altro esempio attraverso il quale il centro storico, e più in generale la città, sono stati privati di uno spazio ristrutturato con fondi pubblici e messo a disposizione di poche e ben individuate iniziative, coerenti con il dubbio disegno di politica culturale dell’amministrazione comunale».

Il j’accuse a Palazzo di Città, è evidente: «appare piuttosto chiara la mancanza di una idea un minimo programmatica che abbia come obiettivo la valorizzazione dello spazio nell’interesse e con la partecipazione di tutte le forze culturali e sociali della città». Il sogno della biblioteca multimediale a Palazzo Fruscione, però, potrebbe essere ancora realizzabile. Circa un anno fa il Comune pubblicò un avviso per raccogliere proposte in merito all’utilizzo dello spazio, a cui aderirono una ventina di associazioni. Compresa Casa della Poesia, che da quella delibera del luglio 2013, attendeva risposte in merito ad un trasferimento rinviato di giorno in giorno. Inizialmente per problemi tecnico-logistici. Poi, evidentemente, per verificare quali altre realtà culturali avessero le carte per una convivenza. Fatto sta, che nonostante quindici lettere senza risposta ed una petizione lanciata su change.org per restituire una casa agli amanti della poesia, il patrimonio di Sergio Iagulli e Raffaella Marzano, giace ancora negli scatoloni, in una soffitta di Baronissi.

«Casa della poesia: un tetto per un’arte vagabonda che nel 1900 ha viaggiato alla deriva di esili, migrazioni, oppure nei centimetri di celle e recinzioni. Casa della poesia: suo posto è nelle strade, nelle stive, nei quaderni scritti e seppelliti tra le radici di un albero in un campo di concentramento, sulla carta di sacchi di cemento, nell’unghia una scheggia di carbone. Casa della poesia: succursale di addii che trovano un riparo, un asilo per passi pellegrini. Il grazie di un sorriso a chi ha pensato per la poesia, a una casa». Lo scriveva, nel 2011, Erri De Luca. Che con Paolo Rumiz, Margaret Mazzantini, Moni Ovadia e Lawrence Ferlinghetti, avrebbe potuto essere ospite del vernissage e delle successive rassegne.

«Che dire, continuiamo ad attendere - spiega Raffaella Marzano - Ci fecero traslocare in tutta fretta nell’estate del 2013. Da allora non abbiamo più un tetto». E forse, neppure più tanta fiducia.

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