L'intervista

«L’Oscar è stato un episodio Penso al futuro»

Giuseppe Tornatore ospite del Premio Fabula racconta il suo legame con Salerno e Positano

BELLIZZI. Ospite del Premio Fabula, il regista Giuseppe Tornatore ha incontrato a Bellizzi i giovani autori di favole, rispondendo alle loro domande prima di concedersi al faccia a faccia sul palco con Andrea Volpe nella diretta di Lira Tv.

Tornatore al suo esordio, nel 1982, lei vinse uno dei suoi primi premi proprio a Salerno, ricorda?

«Certo, vinsi uno dei premi del Festival del Cinema di Salerno con il documentario “Le minoranze etniche in Sicilia”. Tre puntate di mezz’ora ciascuna che avevo realizzato per la terza rete della Rai che era appena sorta. Fu per me un momento importante, ho bei ricordi di quel momento».

Andando ancora più indietro negli anni, lei nasce come fotografo...

«La fotografia è stata la mia prima vera passione, ho cominciato da ragazzo a scattare foto».

Se nascesse un Museo della memoria fondato da Tornatore cosa ci sarebbe dentro?

«Tante cose, non è facile elencare. Non sono un grande collezionista, ma sicuramente ci starebbero dentro tante “pizze”, bobine di pellicole in celluloide, e diversi pezzi del cinema di un tempo, quello analogico per intenderci, compreso vecchi proiettori. Ho anche una discreta collezione di colonne sonore».

Che emozioni le hanno dato i bambini del Premio Fabula?

«Intanto mi hanno fatto ripensare alla mia infanzia. I bambini mi danno sempre molte emozioni perché sono incisivi, immediati. I ragazzi sono diretti, ti fanno sempre domande precise, senza giri di parole, come a volte fanno gli adulti. Toccano subito punti nevralgici della tua vita e della tua professione».

Cosa ha scritto nella dedica dell’albo d’oro del Premio?

«Ho scritto che il Premio Fabula ci ricorda che non bisogna mai smettere di leggere favole».

Uno dei bambini la ha chiesto se per inseguire i propri sogni bisogna pagare un prezzo...

«E’ stata una delle domande più belle. In “Nuovo Cinema Paradiso”, il protagonista per coltivare la sua passione deve sacrificare la vita sentimentale. Quotidianamente, in ogni mestiere, si paga un prezzo, si fanno dei sacrifici, nessuno ti regala nulla».

Cosa c’è di Tornatore nei suoi film?

«C’è sempre qualcosa di te stesso, anche quando affronti personaggi lontanissimi da te inevitabilmente attingi alle tue esperienze personali e finisci per aggiungere alla storia, al profilo, alle vicende, qualcosa del tuo patrimonio conoscitivo, del tuo vissuto».

L’Oscar che ha vinto con il film “Nuovo Cinema Paradiso” è stato un momento importante della sua vita, ma anche una responsabilità?

«E’ stato un episodio significativo della mia vita e della mia esperienza professionale, ma subito dopo ho pensato solo a lavorare, ai miei film, ai miei progetti. Dico sempre che il film a cui sono legato di più è il prossimo, quello che devo ancora terminare».

Il web aiuta o danneggia il cinema?

«Io sono di un’altra generazione, ancora legato al cinema tradizionale. Ma certo devo riconoscere che la diffusione dei mezzi democratizza l’accesso all’arte del cinema. Così come la diffusione della cultura, il fatto che tutti scrivano, che tutti pubblichino libri non impedisce la nascita di capolavori della letteratura. Penso che si possa fare lo stesso discorso nel settore audiovisivo».

Lei viene sempre associato alla Sicilia, ma in realtà ha girato molto anche al Nord...

«Sì in Trentino, a Bolzano, a Trieste, dove sono state effettuate le riprese del film “La migliore offerta”».

In mezzo c’è un po’ la nostra terra. Girerebbe delle scene nel Cilento ancora selvaggio?

«Confesso di non esserci mai stato, ma mi affascina. Se si creassero le occasioni, se ci fosse una mia storia che lo interessa ci girerei di certo. Per il mio primo film, ricordo, girai tantissimo a Napoli e nel napoletano».

A Positano è stato invece in diverse occasioni.

«Si è un posto bellissimo, dove ho presentato anche i miei libri. Ma nemmeno lì ho mai girato una scena».

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