L’intreccio tra malattia e amore

Eboli, incontro-dialogo di Rino Mele al Museo Archeologico

La festa delle donne. Fa un po’ sorridere, sembra all'improvviso un mondo tutto-donne, vivace, lieve. Ma, a guardare bene, c’è intorno intorno una linea d’occhi da cui gli uomini stanno a spiare.

Stasera, alle 19, al Museo Archeologico di Eboli (nel centro storico, l’ex Convento San Francesco) la direttrice Giovanna Scarano ha organizzato un incontro bello e composito, gioioso e profondo. C’è della buona musica con Gerardina e Annastella Gibboni, l’esibizione di un seducente Laboratorio olfattivo, un’ipotesi stupefacente di come le donne si coprissero - ornandosi - nell’età del ferro, poi la giostra delle amiche buongustaie, una ricerca sulla donna nella poesia, fatta dagli studenti del Liceo “Perito” di Eboli, e il lavoro degli studenti dell’Artistico "Levi" sulla moda. Insomma, c'è di tutto e potrebbe durare una notte intera.

Il momento più atteso è un dialogo di Rino Mele con la Scarano su un tema che strugge: “La malattia dell’amore”. «Il tema della malattia e quello dell’amore – ha anticipato Mele – sono tenuti insieme da un filo sottile che stringe e nel piacere fa male. Il più bravo dei primissimi poeti, Jacopo da Lentini, nel 1240 (nella corte di Federico II) scrisse un meraviglioso sonetto che iniziava: “Molti amadori la lor malatia / portano in core, che in vista non pare”».

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