La storia

L’incredibile viaggio a piedi alla riscoperta del nostro paese

L’emigrante Giovanni Russo è partito dalla Svizzera: «Bella la provincia di Salerno, i posti sono fantastici»

All’alba di un giorno, alle soglie dell’estate, Giovanni Russo ha baciato la moglie e guadagnato la strada. Zaino in spalla è partito da Klinandelfinge, paesino svizzero dove è emigrato 45 anni fa. Nel suo kit, l’essenziale: tre magliette, due paia di calzini, cappellino per il sole, impermeabile per la pioggia. In un taschino il sale per i piedi, nell’altro la carta di credito. Quando ha salutato il Passo del San Gottardo a 2100 metri, era in marcia da una settimana. Il cuore caldo che scaldava il cammino e le gambe dure sciolte con la neve. Passo dopo passo ha infilato lo Stivale, attraversato la provincia di Salerno da Scafati a Sapri. E ha concluso il viaggio in tre mesi nella sua Francofonte (Siracusa). Dalle Alpi alla Sicilia, 1850 chilometri. Tutti a piedi.

Giovanni lasciò la sua terra, la povertà e il fratello Ciccio. Oggi è un pensionato di 63 anni e al fratello dedica il suo cammino tricolore, dopo aver archiviato in cinque settimane quello di Santiago di Compostela. «Da bambini io e Ciccio schiacciavano il naso sulla vetrina di un bar sognando l’ìris, dolce siciliano fritto con pane grattugiato e crema di cioccolato. Ce lo potevamo mangiare solo con gli occhi. Quando nel ’69 morì il nostro papà Giuseppe e io andai a cercare lavoro nel cantone tedesco dove ho avuto fortuna come restauratore, lui è rimasto in Sicilia. Gli dissi, senza convinzione: un giorno tornerò a prenderti e ti porterò nella sognata pasticceria. Tre anni fa lui è morto, troppo presto e quel desiderio è diventato per me una promessa. Ogni passo del cammino mi ha avvicinato a lui».

Dalla Svizzera al Lago Maggiore, Milano e giù per Toscana, Lazio, Campania. Venticinque chilometri al giorno, sosta nei b&b, preferiti agli alberghi, cena alle 20, riposo alle 22 e 15, sveglia alle 5. E di nuovo in marcia. Il 20 luglio Giovanni ha varcato il Garigliano, Castelvolturno, Napoli, Salerno, evitando la Costiera. «Ci andrò con mia moglie, ma in aereo». L’Italia vista su due piedi? «Uno spettacolo, mille incontri e qualcuno mi dice che sono pazzo ma le donne sono le più gentili, salutano sempre».

Paesi, contrade, città, almeno cento. «Roma tanto bella ma un casino, il lungomare di Napoli spettacolare, la città pulita ma solo nel centro». In un salone si è tolto la barba da viaggio. «Nei vicoli attorno alla stazione non pensavo di vedere ancora scene da film anni 50, una signora con le sigarette di contrabbando come Sofia Loren. Non voleva la fotografassi ma io sono siciliano e alla fine l’ho spuntata». Da Napoli a Salerno, in tre giorni. «Salerno è pulita e ordinata, meno la periferia e Pontecagnano». Altre tappe Laura a Paestum, Agropoli, Agnone «molto carina» e Acciaroli. «La litoranea da Sapri a Amantea tra i posti più belli, con i boschi della Toscana, i conventi del Lazio e il monte Sant’Elia sull’Aspromonte». La Svizzera, altro pianeta. «L’Italia è un paese unico ma non per viverci, mia moglie svizzera ci viene in vacanza, a ballare, adora la Sicilia ma qui non potrebbe vivere. Da noi non esistono auto in seconda e terza fila, i servizi funzionano, prenoti subito una visita dal medico e non si vedono i rifiuti abbandonati, per esempio appena esci da Napoli e Salerno. Chi sporca lo metterei ai lavori forzati. Ho visto un luogo, come si chiama, appena entri in Campania dopo Formia, ah si Mondragone. Mai visto un posto più brutto». Mondragone non è proprio la Svizzera, che gli ha dato pure un bel lavoro. «Misi su una ditta di restauro con 70 operai e non ho mai fregato un euro a nessuno, il lavoro è sacro ma in Italia pagano 30 euro al giorno. Scherziamo?». Però… «Si d’accordo, all’età di 16 anni facevo zaini in Svizzera dopo aver ricevuto un permesso per lavorare a nero, tutto il mondo è paese…».

L’Italia a piedi gli è costata 8 mila euro e 10 chili, entrambi persi volentieri. Camminare dieci ore al giorno, per Giovanni non è stato mica un sacrificio. «All’alba mi sveglio con una gran voglia di andare, ripenso alla mia vita, al mio tempo, che non si compra ma te lo devi prendere». Il cammino si è concluso sulla tomba del fratello e in sua memoria Giovanni ha bevuto una boccetta di vino rosso. Poi da Catania è tornato a Zurigo. Due ore di volo, il tempo di una passeggiata.

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