L’eroe silenzioso che amava gli aerei e sfidava il pericolo

Mario Sansone morì a 25 anni durante un’esibizione Era stato un pilota delle prime pattuglie acrobatiche

di MATILDE PISATURO

Un er. oe silenzioso, così come i suoi cari e gli amici lo hanno definito. Mario Sansone, classe 1907, ha fatto fin da subito del suo lavoro una missione, in quella che fu la sua breve carriera militare nell’aviazione. Un valoroso pilota della squadriglia di alta acrobazia che ha trascorso cinque anni tra le file dell’Aereonautica militare italiana fino alla sua tragica morte. La famiglia si era trasferita a Persano agli inizi del ’900 e proprio a Persano Mario Sansone nacque.

Ma la sua vita si svolgeva a Eboli. Ancora fanciullo, mentre i suoi compagni ebolitani si godevano in pieno l’adolescenza, il giovanissimo Mario era già assorto nel suo futuro, immaginando di realizzare quei sogni che gli invadevano i pensieri. «Correva tra le campagne di Persano stringendo tra le mani il suo aeroplanino di legno – racconta il biografo ebolitano Armando Voza in un suo scritto – ed amava farsi schiaffeggiare dal vento, correndo in bicicletta, ad occhi chiusi e a braccia spalancate». «La mamma, Rosina Tartaglia -racconta Voza- ebbe un tonfo al cuore quando il figlio gli confidò di voler diventare pilota di aerei. Il padre Gabriele, invece, ebbe un moto d'orgoglio verso quel figlio così speciale e non batté ciglio quando la sera, di ritorno dal lavoro, lo informò di quella sua decisione».

Mario Sansone viveva la sua quotidianità tra divise, mezzi militari ed esercitazioni che di certo influenzarono la sua personalità e furono proprio le trasvolate intercontinentali di Umberto Nobile (il militare, esploratore e ingegnere italiano anche lui di origini ebolitane che trasvolò il Polo Nord), come i vari primati raggiunti dall'aviazione italiana negli anni della Regia Aeronautica, che lo spinsero ad intraprendere all’età di 21 anni quella strada percorsa con coraggio per cinque anni prima di andare incontro ad un destino beffardo.

Dopo le selezioni a Salerno la destinazione di quel giovane pieno di sogni fu il 1° Stormo di caccia con sede a Campoformio (Udine), luogo di difesa strategico durante la prima guerra mondiale ed ora sede della “Pattuglia Folle”, prima scuola di volo acrobatico collettivo nonché fucina di quelle che in seguito diverranno le “Frecce tricolori».

«Era il 10 agosto 1928 - racconta Voza - quando il 21enne Mario Sansone, ottenuto il brevetto, proprio a Campoformio lasciò cadere sulla brandina il suo zaino, in quella che sarebbe divenuta per i successivi cinque anni la sua seconda casa».

Le prime esibizioni furono all’estero: Sofia, Budapest, Bucarest. Per meriti di servizio Mario ottenne la promozione al grado di sergente.

Ma dietro l’angolo c’era un atroce destino. Il 22 luglio del 1932 era in corso un’esercitazione a Zurigo durante una riunione aerea internazionale: l’apparecchio pilotato dal coraggioso sergente di origini ebolitane fu investito da una fiammata del motore che provocò la caduta mortale sul campo di Dübendorf in Svizzera. “Mario ha osato con volontà perché la vita, senza nobili conquiste, sarebbe povera cosa”, recitava uno degli elogi funebri nel giorno dell’ultimo saluto all’eroe originario di Persano, ricordato con grande affetto da Alessandra Gallotta dell’associazione “Persano nel cuore”. Le esequie si svolsero nella città svizzera, ma già il giorno successivo la salma del pilota acrobata giunse ad Eboli affinchè i funerali solenni venissero celebrati nella città che oggi ne conserva le spoglie.

Il Comune di Eboli fece affiggere un manifesto a firma del commissario Alfonso Menna: “Oggi Eboli con rito solenne di alta apoteosi ha accolto la salma di questo eletto figlio che ha chiuso i suoi venticinque anni in una superba bellezza di sacrificio, lontano dalla Patria, per la conquista di un primato".

Attraverso un testo basato su documenti originali, lettere e articoli di giornali dell’epoca, insieme ad una ricostruzione documentata delle imprese aviatorie del sergente Sansone conservata dal generale della Brigata Aerea di riserva, Marzio Cuoco, l’associazione culturale “Persano nel cuore” ha dato in più occasioni testimonianza di quanto Mario Sansone abbia lasciato una traccia indelebile nella storia dell’Aereonautica italiana.

Accanto alla figura di Sansone, durante un incontro al Moa di Eboli, sono state ricordate - a 131 anni dalla sua nascita - le imprese di Umberto Nobile, un altro grande eroe italiano.

Militare, esploratore ed ingegnere italiano di origini ebolitane (era figlio degli ebolitani Vincenzo Nobile e Maria La Torraca), il generale Nobile fu anche autore di scritti tecnici e memorie storiche relative alle due trasvolate polari che lo videro protagonista nel 1926 e poi, in una seconda spedizione, nel 1928.

E’ l’altra faccia di Nobile, quella che i cittadini ricordano con grande affetto, proprio come nel caso di Sansone, entrambi legati ad Eboli per motivi di sangue: infatti pur essendo entrambi nati altrove - a Lauro il primo, a Persano il secondo – erano figli di ebolitani, legati l’uno all’altro da un destino comune, che trova la giusta risposta nella passione condivisa e sconfinata per l’aviazione.

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