L’assedio saraceno a Salerno

I longobardi respinsero gli arabi. Vittoria dell’Europa o occasione perduta?

di GENNARO AVALLONE

Nell'871-872 Salerno fu protagonista di un assedio militare da parte delle forze saracene, respinto in modo vittorioso dalle armate guidate dal principe longobardo Guaiferio, sostenute dall'intervento dell'imperatore carolingio Ludovico II.

L'avanzata dei nuovi invasori giunti dall'Africa incontrò la resistenza della popolazione, che si trovò, a un certo momento, in gravissime difficoltà. Filippo Maria Pagano, ad esempio, nella sua Istoria del Regno di Napoli pubblicata nel 1832, ha registrato che "già la fame, dopo molti mesi di vigorosa difesa, travagliava acerbamente Salerno; e sarebbe alcerto caduta, se Marino duca di Amalfi non l'avesse a tempo di vettovaglia soccorsa". Il soccorso definitivo giunse, poi, dalle truppe guidate da Guaiferio e dal luogotenente Caio. Queste ultime giunsero alla vittoria finale all'infuori delle mura della fortezza salernitana, sul promontorio, sul quale è stata edificata intorno al 1569 la torre La carnale, luogo, appunto, di un sanguinoso carnaio, di una carneficina.

Certo, questo non fu l'unico assedio sofferto dalla città, che, nei secoli successivi, patì, ad esempio, quello organizzato dalle forze normanne di Roberto il Guiscardo, Duca di Puglia e marito della principessa Sichelgaita, durante il quale, riporta lo storico Orazio Casaburi in un testo del 1829, "da cittadini si oppose la più valida resistenza per qualche tempo, nonostanteché fossero afflitti da una terribile carestia".

Questa azione di conquista, tra l'altro, pose fine alla storia longobarda di Salerno, databile dal 640 al 1077, e, insieme, al suo principato, inaugurato nell'851. Soprattutto dal secolo XII, l'importanza della città iniziò a declinare, a perdere il suo carattere di Opulenta Salernum, come era scritto sulle monete battute in precedenza al suo interno, ed a vivere un lungo periodo di ridimensionamento politico ed economico, fino agli inizi della modernità, caratterizzati dall'iniziativa rivoltosa guidata da Ippolito da Pastina.

Il lungo evento di quello che viene ricordato come l'assedio Saraceno al Principatus Salerni si situa nel più ampio periodo di lotte militari che ha interessato il Mar Mediterraneo per diversi secoli e, specificamente, nella storia dell'avanzata araba lungo ed all'interno della sua sponda nord. Una storia che ha prodotto anche grandi esiti dal punto di vista architettonico, tecnico e scientifico, in un periodo caratterizzato da una grande moltiplicazione della produzione culturale araba.

Esempi straordinari sono le fortune vissute dalla città di Palermo, che, con la presenza araba, si trasformò in una capitale del Mediterraneo, con le sue trecento moschee, le innovative tecniche di gestione delle acque ed i suoi meravigliosi genoardi, i giardini dei califfi. Gli stessi elementi che hanno caratterizzato, e continuano ad essere evidenti, nella città andalusa di Córdoba, impreziosita da una delle moschee più grandi e interessanti tra quelle esistenti. Altri esempi sono quelli relativi alle conoscenze maturate in ambito geografico, tanto da potere scrivere una storia dettagliata del contributo arabo alla costruzione del sapere geografico e, in particolare, del territorio siciliano come ha fatto, per esempio, Salvo Torre con il libro “Di qua dal mare delle tenebre”. Geografi e viaggiatori della tradizione arabo-islamica in Sicilia, anche sulla scia dei lavori dello storico Michele Amari. La forza della presenza araba e delle trasformazioni che ha favorito può farci chiedere, oggi, quale destino avrebbe avuto Salerno se fosse stata invece conquistata dai saraceni. Non avrebbe, forse, goduto della stessa centralità culturale, politica ed economica che, per lungo tempo, è stata di Palermo? E se si potesse parlare, a questo proposito, di una occasione perduta?

Il ricordo dell'assedio e del più generale periodo storico nel quale si inserisce, proposto da Gens Langobardorum, attivo nel Gruppo Archeologico Salernitano, può essere un'occasione per parlare di questa ipotesi storica, ma anche, guardando al futuro, dei rapporti che la città e l'intero Meridione potrebbero costruire nei prossimi anni con il mondo arabo ed i popoli del sud del Mediterraneo. Partendo, ad esempio, dalle iniziative di solidarietà diffuse, anche a Salerno, verso le popolazioni resistenti in Palestina ed in Kurdistan, da Gaza a Kobânê, come, ad esempio, con il sostegno di diversi gruppi di base e militanti all'asilo Vittorio Arrigoni a Khan Younis.

Il ricordo di un evento o un periodo storico, se non viene isolato dal suo contesto storico-sociale per essere falsificato ed esaltato, può essere, dunque, molto utile, per ripensare al passato e creare il futuro in modo critico, pensando ai nuovi rapporti di convivenza da costruire.

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