L’architetto “firma” l’Oriente

Giannattasio realizza le lampade del padiglione giapponese dell’Expo di Milano

di BARBARA CANGIANO

Dopo aver progettato bare pieghevoli in cartone, ispirate ai contenitori della pizza e “disegnato” frittelle, realizzando un cestino per l’olio contenente formine ispirate gli alimenti, ha reso più “forte” la sua Orange, sostituendo la carta con un metallo sottilissimo. Quegli spicchi leggeri, che sembrano figli di un origami antico e sapiente, da mesi guardano dall’alto, illuminandoli, migliaia di turisti accolti nel padiglione giapponese dell’Expo. E’ qui che l’architetto salernitano Francesco Giannattasio, ha deciso di mettere in pratica la lezione di Bruno Munari, realizzando una cosa bella non solo da guardare, ma anche da usare. Le sue lampade a sospensione, limpide nel bianco delle linee che si guardano fino a toccarsi, sono un piccolo avamposto della creatività made in Salerno nell’ambito dell’esposizione universale che l’Italia ospiterà fino al 31 ottobre.

Lei ha arredato le torri milanesi del City Life firmate da Zaha Hadid, sviluppato il concept di brand di abbigliamento e centri benessere in tutta Italia, e realizzato corpi illuminanti che hanno conquistato griffe come Natevo. Adesso il “colpo grosso” dell’Expo. Soddisfatto?

Non si è mai soddisfatti del tutto, ma certamente sono contentissimo. Alle spalle ho una lunga gavetta. Non è stato facile. Per anni ho fatto lunghi viaggi notturni in treno, in compagnia di un borsone verde, che conservo ancora, pieno di disegni e pezzi di lampade smontate, i miei prototipi, pronto ad essere aperto per tentare di convincere l’imprenditore di turno. Erano anni in cui, soprattutto a Salerno, se ti presentavi come designer, venivi considerato un architetto a metà.

Anche per questo lei ha viaggiato molto.

Milano è stata ed è ancora la città dei sogni e delle opportunità. Miami un bel trampolino, lì ho avuto anche l’occasione di arredare casa di Nicole Kidman e Lenny Kravitz. Poi decisi di tornare a Salerno, dove ho il mio studio. E’ evidente: in questa città è tutto molto più complicato per chi vuole far valere il proprio talento e farsi conoscere. Ma mi piace guardare il lato positivo: il mare ed il sole, che spesso costituiscono i miei principali stimoli.

Lei ha realizzato sedute avveniristiche come Snake, lampade particolarissime come Freesbe, Circle e Hole, i camini al bioetanolo cityfire che hanno sedotto pure la Spagna. Quale è la filosofia che muove il suo modo di pensare e vivere il design?

Mediazione tra bello e funzione. Voglio suscitare emozioni, ma senza mai correre il rischio di essere giudicato autocelebrativo.

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