L’antica cattedrale nel cuore di Buxentum

Viaggio nell’arte: dedicata a San Gregorio Magno, fu commissionata da Roberto il Guiscardo

di GERARDO PECCI

A Policastro, dedicata a San Gregorio Magno, l’antica chiesa paleocristiana del VI secolo si inserisce in un tessuto urbanistico antico, quello della città romana di Buxentum. È parte della cattedrale dell’antica Diocesi di Policastro e ne rappresenta la parte più prestigiosa e antica: la cripta (trichora Martyrum) che si presenta con volte incrociate e colonne di spoglio risalenti alla classicità romana. Le colonne sono quattordici e sono in granito rosso, verde e grigio e marmo cipollino. La cattedrale di Policastro presenta un impianto architettonico trilobato di tipo bizantino. Fu edificata in età normanna, nell’XI secolo, ed è dedicata a S. Maria Assunta e s’inserisce nel generale riassetto della Diocesi di Policastro voluto dal vescovo Alfano I, su indicazione di papa Stefano IX, nel 1067. La cattedrale si presenta con transetto trilobato, sopraelevato in corrispondenza della cripta sottostante.

L’edificio sacro fu probabilmente commissionato da Roberto il Guiscardo o da Ruggero Borsa, che dal 1085 al 1111 ne fu il successore, o anche da Ruggero II. Non vi è certezza sulla paternità della committenza e comunque siamo in un arco di tempo ben delimitato, all’incirca tra l’ultimo trentennio del sec. XI e i primi del secolo seguente. La costruzione è tipicamente romanica, con la facciata a fronte triangolare e tetto con le falde a capanna. Sulla facciata vi è il tipico rosone centrale, che permette l’ingresso della luce all’interno dell’aula sacra. Sul prospetto c’è il portale centrale architravato, di epoca rinascimentale. È datato 1455, come testimonia un’iscrizione, e fu eretto per volontà del vescovo Carlo Fellapane. Alla base degli stipiti del portale centrale, ai due lati, vi sono due canonici leoni stilofori che si presentano in perfetto stile romanico-lombardo e sono stilisticamente vicini a quelli del portale rinascimentale della chiesa della Pietà a Teggiano e a quelli della chiesa di S. Maria dell’Olivo a Serre. I leoni del portale della cattedrale di Policastro sorreggono lo stemma della famiglia dei Carafa della Spina e quindi sono cronologicamente successivi all’epoca romanica. Inoltre, tra l’architrave del portale della facciata e l’oculo-rosone, vi è la presenza di un interessante bassorilievo con l’immagine della SS. Vergine con Bambino, due angeli e un religioso, o un fedele, devotamente inginocchiato alla destra della Madonna. Probabilmente si tratta del committente dell’opera scultorea. Essa è tipicamente rinascimentale, tardo quattrocentesca o degli inizi del XVI secolo. Lo spazio in cui vi sono i personaggi è in fuga prospettica centrale. È in linea con il linguaggio rinascimentale di provenienza tosco-laziale, a sua volta derivato dalla prospettiva brunelleschiana, ed è contemporaneo con altre opere presenti a sud di Salerno. Infatti, stilisticamente è vicino ai tabernacoli eucaristici rinascimentali conservati nelle chiese di S. Giorgio a Postiglione, di S. Martino Vescovo a Serre e di S. Francesco a Eboli, risalenti tutti alla prima metà del Cinquecento.

L’interno della cattedrale di Policastro oggi si presenta a navata unica, di gusto barocco, con soffitto ligneo. Le due navate laterali originarie furono eliminate nel corso del XVIII secolo per opera del vescovo Antonio De Rosa. L’aula sacra conserva diverse opere d’arte. Lungo il perimetro circolare della parete absidale centrale vi è un interessante coro ligneo del XVI secolo, ricomposto nel 1673 nella forma attuale. Di notevole valore è la tavola dipinta dal pittore cosentino Pietro Negroni, datata 1555, raffigurante una Madonna con Bambino. Si trova in fondo all’abside maggiore. La cattedrale nel 1925 è stata dichiarata Monumento Nazionale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA