L’angoscia e la vertigine delle infinite possibilità 

Oggi pomeriggio a Palazzo Sant’Agostino la presentazione del libro del professore Massimo Corsale

«Sappiamo dunque che l’angoscia è legata inestricabilmente alla nostra libertà, cui la massima parte di noi è molto affezionata. Ma purtroppo l’una e l’altra sono altrettanto inestricabilmente legate al dolore e alla morte, per le quali non nutriamo, di solito, lo stesso affetto. Ci dobbiamo rassegnare?». Massimo Corsale, sociologo innamorato della filosofia, di risposte ne offre diverse, dopo aver messo prima in fila e poi disposto quasi concentricamente diversi punti interrogativi che vanno a guardare nelle viscere dell’Io, della propria identità nascosta, o meglio di una costruzione identitaria che sembra essere un continuo work in progress.
“Perdersi o ritrovarsi? Navigare (serenamente) nella nostra angoscia quotidiana” è il titolo del suo ultimo lavoro edito per i tipi della Oedipus edizioni: il volune sarà presentato questo pomeriggio alle 17, presso gli spazi dell’amministrazione provinciale, nel corso di un forum con Pino Cantillo (filosofo), Barbara Cangiano (giornalista) Gabriele Pulli (sociologo). «È possibile vivere serenamente l’angoscia? Non è contraddittorio?»: Corsale parte da questo interrogativo per indagare, tra le tante relazioni che sottendono l’equilibrio o i disequilibri del nostro pensiero e del nostro sentire, il rapporto tra libertà-possibilità-responsabilità. E lo fa con rigore scientifico, ma al tempo stesso con infinita passione, ricostruendo, con la lente di ingrandimento della fenomenologia radicale, i tentativi (non sempre riusciti) che hanno accompagnato il mondo occidentale di tenere sotto controllo quell’angoscia che, ci racconta Kierkegaard «è la vertigine che proviamo di fronte all’abisso delle possibilità». Un testo denso, ricchissimo di riferimenti che spaziano dalla letteratura alla filosofia, accarezzando anche certa psicoanalisi, che non si propone in maniera autoreferenziale come produttore di rivelazioni, bensì come «ricostruzione empiricamente fondata del processo attraverso cui tutti noi umani costruiamo il nostro mondo, e quindi ci viviamo dentro e magari avvertiamo anche dei bisogni che portano tanti di noi a formulare teorie del tipo di quelle che mi permetto di contestare», scrive l’autore nella premessa.
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