L'INTERVISTA

Ivan Granatino: «Stupendo cantare a Sanremo con D’Alessio»

L’artista napoletano è pronto a rilasciare un nuovo album

Ivan Granatino è reduce da un’importante esperienza sul palco del Festival di Sanremo, in veste di ospite, al fianco di Gigi D’Alessio e altri giovani e promettenti artisti napoletani, che insieme hanno presentato una mega collaborazione, “Guagliune”. Ora all’orizzonte s’intravede un nuovo disco per Granatino, che auspica di presentare in un futuro, si spera prossimo, anche dal vivo.

Granatino, ci parli di questa collaborazione con Gigi D’Alessio...
Gigi ha portato la nostra Napoli nel mondo e messo a disposizione il suo successo alla nuova generazione. Quando c’era da lavorare al testo, Gigi è stato abbastanza chiaro quando ci ha riferito di parlare delle periferie del mondo, e ognuno ne ha scritto alla propria maniera. È stata una grossa opportunità visto tutto quello che è arrivato successivamente.

Che esperienza è stata quella di Sanremo?
Ho provato una forte emozione. C’è stata molta discussione per l’assenza del pubblico ma onestamente ero così preso che non me ne sono neanche accorto. Il mio unico pensiero è stato quello di salire sul palco, dare il massimo e a far arrivare il messaggio a casa. Sanremo è una vetrina che desideravo da sempre, come Gigi afferma Sanremo è il «pallone d’oro della musica italiana». Ho provato più volte a partecipare in gara sia tra i giovani che tra i big, finalmente è arrivato il momento. Mi aspettavo, dopo tutti i tentativi, di riuscire a fare un Sanremo “normale”, in gara, invece mi sono trovato come super ospite, è stata una botta di adrenalina.

Secondo lei qual è il segreto del successo della scena musicale italiana?
Credo sia proprio la scena napoletana in sé il segreto del successo. Non ci sono più muri da abbattere come una volta. Quando ho iniziato a fare l’urban in napoletano c’era un pregiudizio piuttosto forte da combattere, oggi invece si è tornati ai tempi di Carosone, quando cantare in napoletano era sinonimo di diversità. Senza presunzione credo che abbiamo sempre dettato legge. Non a caso il brano più famoso di Lucio Dalla nel mondo è “Caruso”, quindi cantare in napoletano per me significa avere una marcia in più ed essere alternativi rispetto alla massa.

Sappiamo che c’è un disco in lavorazione, cosa può anticiparci?
Al momento una data d’uscita non c’è, ma ho il desiderio di pubblicarlo nel giorno del mio compleanno, il 14 settembre. Oggi non è che far uscire un disco sia un’idea così buona, specialmente considerando il momento che stiamo attraversando, poi il digitale ha cambiato tutto. Avendo tutto a portata di mano non c’è più il desiderio di una volta. Un pezzo lo ascolti dal mattino e la sera diventa già vecchio. Attualmente sto chiudendo vari progetti, oltre a questo disco ho anche un side project che svelerò più avanti.

Parlando di concerti, cosa vorrebbe dire alle istituzioni per una possibile riapertura dei live in estate che sono perfettamente realizzabili in sicurezza?
Come s’è trovato un modo per aprire varie cose si può trovare anche per far ripartire la musica, che ricordiamo essere una terapia. Ci fa star bene e senza la musica la gente non sta più bene come una volta. Restrizioni? Va bene, ma pensiamo anche a un protocollo per i concerti. Vediamo in Spagna, dove hanno fatto un concerto con cinquemila persone tra tamponi e mascherina. Al di là dell’artista c’è un team che lavora e vive di questo. Auspico anche un impegno maggiore per il piano vaccinale, investendo cifre maggiori per velocizzare il processo.

Andrea Picariello