In tour con Dacia Maraini

La testimonianza di 15 giorni in America Latina per presentare gli ultimi libri

di M. GIUSTINA LAURENZI

Sono partita con Dacia Maraini per un viaggio nell'America Latina dove presentavamo, lei due suoi libri ed io un documentario, sempre realizzato in collaborazione con lei, su quattordici scrittrici italiane dalle origini ad oggi, una sorta di piccola letteratura italiana al femminile in video. Sono stati quindici giorni frenetici tra incontri e viaggi, nelle situazioni più disparate, dagli Istituti Italiani di Cultura, organizzatori della visita, alle molte scuole italiane presenti in questi paesi, alle radio nazionali, alle fiere del libro. Dalle grandi città ai piccoli paesi, dell'oceano al deserto, lo straordinario deserto di Atacama dove non piove da 400 anni.

E qui, sull'aereo che ci riporta a casa, ho voluto farle una breve intervista che vi propongo.

Tu sei una viaggiatrice, da sempre, cosa significa per te viaggiare ?

«Il viaggio per me è un processo di conoscenza. In quanto tale, comporta dei rischi. Non parlo di rischi fisici, ma del rischio di mettersi a confronto con culture e abitudini diverse e spesso contrastanti con le nostre, e che possono sconvolgere le tue certezze e comunicarti un senso di estraneità e di vertigine. Sono rischi che, se uno ama veramente viaggiare, affronta volentieri».

I tuoi libri sono tradotti in tutto il mondo, quali sono le domande più frequenti all'estero?

«Mi chiedono spesso dell'Italia, che considerano un paese contraddittorio e misterioso. Troppo bizantino per una comprensione razionale. In effetti hanno ragione. Io cerco sempre di fare conoscere la parte migliore del nostro paese, la parte meno scandalosa è folcloristica, ma non è facile, perché i media basano i loro racconti proprio sullo scandalo e sul malaffare».

In Argentina, Cile e Uruguay a presentare i tuoi due ultimi libri, “L'amore rubato” e “Chiara elogio della disobbedienza”. Da una parte donne violate, uccise oggi e, dall'altra, una giovane ribelle in pieno medioevo ...ce ne parli?

«L'amore rubato è una raccolta di racconti presi dal vero, sul tema della violenza contro le donne. Chiara di Assisi è un romanzo epistolare sul grande personaggio medioevale. I due libri hanno in comune il tema della proprietà: molti delitti di oggi nascono dal senso di proprietà che alcuni uomini sentono come un diritto nei confronti della donna amata e che una volta vietata, può trasformare il proprietario in un assassino. Il senso di proprietà esiste in natura, ce l'abbiamo in comune con gli animali. Storicamente il diritto alla proprietà della donna e dei figli è stato incoraggiato negli uomini, mentre le donne hanno imparato (o sono state costrette a imparare) a sublimare. Chiara ha come principio basilare della sua scelta religiosa, il rifiuto di ogni proprietà. Per lei valgono le parole del Vangelo. Ma l'idea che la proprietà sia una dipendenza e che la vera libertà consista nella rinuncia (se non della piccola, della grande proprietà ) è stata sempre presente nel pensiero umano. In questo, Chiara di Assisi e Carlo Marx si assomigliano, anche se si riferiscono a due realtà completamente diverse».

Cosa ti ha colpito di più di questi paesi in questo viaggio?

«In Argentina soprattutto la somiglianza col nostro paese. Non a caso sono in maggioranza di origine italiana».

È da tempo che, anche per i nostri vari lavori insieme, hai conosciuto Salerno e la sua storia, cosa ti ha interessata di più?

«Salerno, in piccolo, esprime le generosità , le ambizioni, le meraviglie e le debolezze del nostro paese, capace di grandi slanci e di grandi creatività, ma troppo dedita alle liti fratricide e all'individualismo più sfrenato».

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