VOCI DEL SUD

Il vento nuovo delle riviste “Quadrante” e “Maestrale”

Furono i primi strumenti di denuncia della stampa in città

Nel giugno del 1955, in una città che è ancora sconvolta dall’alluvione di otto mesi prima, esce “Salerno-Quadrante-rassegna di cultura”; direttore del periodico era Ugo Renna e il primo numero, che reca in copertina un disegno di Mario Carotenuto, “La strada di Pastena”, è presentato dal suo direttore con queste parole: «Una rivista nata in provincia a cui subito Salerno- Quadrante vuole rifarsi, per allontanare ogni equivoco ha due modi per morire presto e non servire a niente: chiudersi nello schema della poesia e del racconto, di cui ogni provincia abbonda; o allargarsi, al contrario, e invadere, quelli che sono i problemi di più largo respiro nazionale… ».

La premessa voleva significare che gli scopi della nascente iniziativa editoriale erano precisamente riconducibili non a rappresentare i locali pruriti poetici o i massimi sistemi della politica, ma alla «ricerca storico-politico- culturale, nell'ambito della provincia», per la necessità di un’esatta ricostruzione della storia o delle storie locali, visto che «la maggior parte della gente che dice di conoscere il meridione, non conosce neanche la provincia in cui vive: non la conosce né fisicamente né geograficamente, né negli usi né nelle consuetudini, né nella vita... Fin da ora però, ci è facile dichiarare che quest'opera di ricerca locale, non vorrà essere l’esasperazione di un provincialismo stantio e sciovinistico che non avrebbe nessuna via di uscita se non in uno sterile rimpianto - ma al contrario, vorrà significare l'intenzione di inserire la terra salernitana nel tessuto più largo della vita nazionale, e al tempo stesso. Di portare un contributo modesto, ma efficace, alla terra che ci vede vivere».

Sono parole che suonano alquanto attuali anche in quest’epoca nostra, affollata di sovranisti e sciovinisti regionali. Non ci si nascondeva neppure la difficoltà di essere seguiti e di durare, e ancora risuonavano nella mente di ognuno dei componenti della redazione - formata da intellettuali di area comunista, socialista e liberale - le parole di Edoardo Guglielmi, direttore di un’altra rivista, “Maestrale”, durata lo spazio di pochi mesi tra il ’50 e il ’51, che nell’editoriale del primo numero si chiedeva «... chi ci ascolterà in questo Mezzogiorno, ove l’àncora di salvezza per troppa gente è il paludoso e servilmente pretesco “quieta non movere”?». In verità a smuovere le acque stagnanti ci provò l’anno prima, nel ’49, l’editore teggianese- napoletano Gaetano Macchiaroli, con una libreria “aperta” - nel senso più ampio del termine - a Piazza Malta. “Maestrale” cessò le pubblicazioni col n. 4 (giugno- luglio 1951), per problemi finanziari e per la diaspora, che portò al Nord parte della redazione; ma non pochi intellettuali e spiriti liberi, ai tempi della “guerra fredda”, si raccolsero intorno allo spazio aperto, tra i libri, nella Libreria Macchiaroli.

Fu in quel clima che si consolida l’idea e l’iniziativa editoriale di Ugo Renna, con Giuseppe Lanocita, Guglielmo Longo, Augusto Visconti, Enzo Barba ed altri. Per ripercorrere in dettaglio l’ambiente urbano di quegli anni citiamo ancora una volta il libro di Luigi Giordano “La città rimossa - Cronache di vita culturale salernitana tra il 1949 e il 1963” (Pietro Laveglia Editore, Salerno 1982), con la presentazione di Alfredo Capone e Filiberto Menna e in appendice 14 scritti inediti di Tommaso Fiore. È libro necessario, per capire le ragioni delle vittorie e delle sconfitte della generazione che diede vita alle riviste, all’esperienza tutta nuova delle discussioni aperte, alle iniziative e agli incontri - a partire dal 1954 del “Circolo Democratico”.

L’articolo di apertura del primo numero di “Quadrante”, “Ospedali, esigenza prima del Mezzogiorno”, è a firma di Guglielmo Longo, segretario provinciale del partito socialdemocratico. Vi si apprendono i dati delle vergognose carenze sanitarie - mai prima denunciate e discusse - in città e nella provincia, e l’incipit è lapidario: «L’Italia, purtroppo, è un Paese nel quale, circa dieci anni dopo l'approvazione della Magna Charta, la legislazione è rimasta ancora lontana dall'assicurare la traduzione in dettaglio dei principi generali dettati dalla Costituzione ». L’impietosa analisi dei dati sulle insufficienze sanitarie e di assistenza ospedaliera non si limita a Salerno e provincia (una media, sulla carta, di circa 2 posti letto ogni mille abitanti), ma tocca anche l’Irpinia e la Basilicata: «...un popolo che è soffocato dal bisogno di lavoro e dalle spire del clientelismo politico, non può guardare con sicurezza verso il futuro se non ha, anzitutto, davanti a sé, a Ispani, a Tortorella, come nel centro di Milano, la certezza di trovare un letto di ospedale a portata di mano, pronto a riceverlo, quando lo affligge la malattia».

A seguire si trova il saggio di Giuseppe Lanocita, avvocato e noto studioso di diritto amministrativo e di questioni collegate agli usi civici sul territorio meridionale, “Attualità della questione demaniale e suoi aspetti nel Comune di Eboli” : un saggio esemplare per la chiarezza espositiva e la ricchezza di dottrina, storica e giuridica dell’autore. Dal lungo indice segnaliamo poi gli articoli di Enzo Barba su Matteo Luciani, di Pasquale Villani “Il Mezzogiorno e l’Unità d’Italia”, quelli di Francesco Franco su San Pietro al Tanagro e di Antonio De Angelis su Scafati. Il numero doppio che seguì il primo, sei mesi dopo, fu anche l’ultimo. In copertina figura ancora un disegno di Carotenuto, “Alluvione a Vietri”, e si legge con piacere, nell’editoriale d’apertura, la reazione coraggiosa della rivista in risposta alle critiche, sollevate da varie parti, verso il primo numero. Fu un vero peccato che né “Maestrale” né “Quadrante” reggessero più di pochi mesi al clima ostile nella città, dove «...la stampa, come strumento non di assalto ma di organizzazione culturale, è ancora lontana dal riscuotere, nella nostra Provincia, quell'attenzione cui ha diritto ». Ma ci chiediamo: come è cambiata, sessant’anni dopo, la città di Salerno? Quando scrivemmo di “Maestrale” e della sua breve stagione, su queste stesse pagine (15 novembre 2015), era ancora attiva la Libreria Internazionale di Piazza Malta, che continuava, negli stessi spazi, un’attività culturale avviata da Macchiaroli nel 1949 e proseguita poi dai De Spelladi fino a ieri.

Adesso che anche l’Internazionale, come l’inno, è finita nel libro dei ricordi, viene da porsi quella domanda, ed ancora altre, più generali: chi governa nei fatti questa costruzione del “nuovo”? È triste davvero che si accetti - quasi da tutti - la tendenza di affidare la diffusione del libro e della cultura alla “grande distribuzione”, come si fa con i salumi e i surgelati.